Emin Haziri: lo chef del Cannavacciuolo Bistrot di Torino tra i 30 under 30 di Forbes

Lo chef del Cannavacciuolo Bistrot di Torino, Emin Haziri, è stato nominato tra "trenta Under trenta" innovatori di talento da Forbes Italia.

Emin Haziri: lo chef del Cannavacciuolo Bistrot di Torino tra i 30 under 30 di Forbes

Emin Haziri, chef del Cannavacciuolo Bistrot di Torino, è uno dei giovani che Forbes Italia ha scelto di premiare tra i 30 Under 30 che rappresentano il meglio dell’imprenditoria  suddivisa in 20 categorie. Una community che cresce di anno in anno (siamo al sesto): giovani che stanno rivoluzionando con le loro idee il modo di vivere, lavorare, mangiare, passando dalla moda alla tecnologia, dalla musica alla cucina. Con lui nel settore food, quest’anno, anche: Emanuele Bianconi e Samuel Lonero, co-founder di Squp (startup che realizza gelato confezionato plant-based); Salvatore Cannata di Messina selezionato per l’apporto di innovazione e tecnologia all’interno del panificio di famiglia; Domenico Giove pasticcere di La Patisserie a Ginosa; Jacopo Ticchi il proprietario della Trattoria da Lucio di Rimini che dal 2019 ha portato aria fresca in città esaltando la lavorazione del pescato nostrano con la tecnica della frollatura a secco.

Chi è Emin Haziri

Ventisette anni, torinese d’adozione, Emin Haziri è l’Head chef del Cannavacciuolo Bistrot (una stella Michelin) di Torino. Classe 1995, determinato, è cresciuto in fretta: la fuga dalla guerra in Kosovo a sette anni, la separazione dalla famiglia, il ricongiungimento e una nuova vita che riparte da Trieste. Qui frequenta l’Istituto Pubblico Alberghiero e a soli 17 anni ottiene uno stage nel ristorante due stelle Michelin Miramonti l’Altro guidato da Philippe Léveillé. Da lì è tutto un crescendo: le esperienze sul campo da Carlo e Camilla in Segheria a Milano (nel ristorante casual chic di Carlo Cracco), al Mudec di Enrico Bartolini, quindi l’incontro con Antonino Cannavacciuolo e poi il peirodo al Noma con René Redzepi dove ha lavorato al menù di tre stagioni: carne, foresta e vegetale. Infine un passaggio a Le Petit Nice con Gérald Passedat in Costa Azzurra per affinare l’arte dei fondi di cottura e delle salse (primo grande fondamento della cucina francese).

Antonino Cannavacciuolo: furto nel suo Bistrot di Torino Antonino Cannavacciuolo: furto nel suo Bistrot di Torino

Cannavacciuolo Bistrot

Poi la chiamata di Big Antonino per dirigere, a soli 25 anni, il ristorante stellato di Torino. E da allora, stagione dopo stagione, la conferma di una cucina creativa che osa con tecnica e abbinamenti inusuali restando un punto fermo (e amato) del fine dining sotto la Mole. Piatti che raccontano di una cucina d’autore (quella di Cannavacciuolo) che lascia spazio alla creatività di un giovane dalle idee chiare e con la voglia di ottenere risultati sempre più alti. “Non immaginavo – racconta un emozionato chef – di raggiungere questo traguardo e ne sono molto contento perché è una bella vetrina e un segnale di riconoscimento importante per tutti i sacrifici portati avanti: essere premiati da Forbes vuol dire che sto facendo un bel lavoro e ho tutte le intenzioni di continuare su questa strada”.

Jo Ressel

Ma Emin Haziri da qualche anno è anche produttore di un gin artigianale super premium. Si chiama Jo Rassel e il progetto nasce per passione durante il periodo di lockdown. Due le etichette sul mercato: Vento Classico con botaniche del Carso triestino (tra cui pino mugo, salvia, santoreggia e issopo) e Brezza Adriatica con fiori di ibisco, rosa canina, lavanda e melograno. Eletto miglior gin al mondo da Iwsc (International wine & spirits competition di Londra) è esportato ben oltre i confini nazionali.