Faenza, tenta di avvelenare la moglie con il caffè corretto: 16 anni di carcere per un cuoco

Un cuoco di Faenza è stato condannato a 16 anni di carcere per aver tentato di avvelenare l'ex moglie con del caffè corretto.

Faenza, tenta di avvelenare la moglie con il caffè corretto: 16 anni di carcere per un cuoco

Un caffè al giorno toglie il medico di torno? Beh, non proprio – specialmente se all’interno della tazzina in questione è contenuto un farmaco che, potenzialmente, potrebbe causa un’emorragia celebrale. Non sembra affatto salutare, ecco. Ci stiamo riferendo a quanto accaduto in quel di Faenza, dove un cuoco di 48 anni di età è stato scoperto ad avvelenare la sua ex moglie con del caffè corretto da alcuni farmaci. Non si tratta, purtroppo per la nostra protagonista, dell’unica forma di abuso che l’ex moglie ha dovuto sopportare: stando a quanto riportato dai media locali e dai rapporti delle forze dell’ordine coinvolte nel caso, infatti, l’uomo è stato messo a processo anche per maltrattamenti e violenza sessuale.

Per me un caffè senza zucchero e senza veleno, grazie

caffe

La vicenda è fondamentalmente tanto semplice quanto crudele e meschina, ma andiamo con ordine: il tutto risale infatti al relativamente lontano mese di settembre 2021, quando il cuoco tentò di fatto di uccidere l’ex moglie offrendole ogni giorno, per almeno una manciata di settimane, una tazzina di caffè corretto. L’arma scelta dall’uomo, in questo caso, era un particolare farmaco anticoagulante che in realtà la donna già era solita assumere sotto prescrizione medica, e che secondo il parere delle autorità mediche avrebbe potuto causarle un’emorragia celebrale e potenzialmente ucciderla.

Stando a quanto riportato dai rapporti pare che il cuoco avrebbe in seguito rincarato la dose aggiungendo alla tazzina giornaliera anche un vasodilatatore, il Carvasin, che avrebbe reso le sopracitate ed eventuali emorragie ancora più rapide, devastanti e naturalmente pericolose.

La donna ha fortunatamente avuto abbastanza presenza di spirito per insospettirsi e notare la presenza di una seconda (ed eventualmente terza) sostanza nella sua tazzina, che riposava a fianco dello zucchero. È importante notare, in questo contesto, che la nostra protagonista aveva per di più cominciato ad accusare degli strani malori (e ci mancherebbe ancora) dopo aver consumato il caffè – un mix di dettagli che naturalmente le hanno fatto prendere la decisione di rivolgersi ai Carabinieri.

Il cuoco dovrà pagare 15 mila euro di provvisionale alla figlia e 50 mila euro alla moglie; mentre il pm Cristina D’Aniello ha chiesto 15 anni di carcere. L’intera vicenda ci ricorda un caso simile accaduto verso la fine di settembre, quando un anziano è stato stordito e successivamente derubato in quel di Napoli grazie a un caffè corretto, offertogli da uno sconosciuto. La morale della storia? Non accettate caffè da sconosciuti. E nemmeno da mariti, a quanto pare.