Fast food: In-N-Out Burger dice no al controllo dei pass vaccinali dei clienti

La catena di fast food californiana In-N-Out Burger si rifiuta di controllare i pass vaccinali dei clienti. E il locale di San Francisco è stato chiuso.

Fast food: In-N-Out Burger dice no al controllo dei pass vaccinali dei clienti

Proteste per i controlli dei vaccini dei clienti non ci sono solo da parte di alcuni ristoratori italiani. Negli Stati Uniti, per esempio, la catena di fast food californiana In-N-Out Burger si rifiuta di controllare i pass vaccinali dei clienti. E per questo motivo il locale di San Francisco è stato chiuso temporaneamente.

Il Dipartimento di sanità pubblica di San Francisco ha accertato che il ristorante non applicava correttamente le norme anti Coronavirus per poter mangiare all’interno dei locali. Per questo motivo il ristorante sito al 333 di Jefferson Street giovedì 14 ottobre è stato chiuso.

Il Dipartimento ha infatti scoperto che il personale non controllava il pass vaccinale dei commensali e non impediva ai clienti sprovvisti della prova di avvenuta vaccinazione di entrare. Da allora il ristorante fa solo asporto e permette di mangiare solo all’aperto.

Tuttavia l’azienda si è impuntata: Arnie Wensinger, Chief Legale & Business Officer di In-N-Out Burger, tramite una dichiarazione ha fatto sapere che la società ritiene che il fatto di chiedere al personale di controllare le vaccinazioni sia una cosa “esagerata” e pertanto si rifiuta di farlo.

hamburger

Nella dichiarazione si legge che la catena è ferocemente in disaccordo con qualsiasi norma del governo che obblighi un’azienda privata a discriminare i clienti. E sostiene che si tratta di un eccesso da parte del governo “invadente, improprio e offensivo”.

Nel frattempo il Dipartimento di sanità ha fatto sapere che da settimane sta cercando di convincere il ristorante ad aderire alle norme. Gli ispettori, dopo aver ricevuto un reclamo, si sono recati nel locale la prima il 24 settembre per tentare di fare pera di convincimento. Il 6 ottobre, però, si sono accorti che il fast food violava anche gli ordini sanitari e hanno emesso un primo avviso.

Il 14 ottobre, poi, ha emesso l’avviso di chiusura e il ristorante ha dovuto cessare immediatamente tutte le operazioni in loco a causa di una minaccia alla salute pubblica.

Secondo l’azienda, però, il locale ha affisso correttamente e chiaramente la segnaletica per comunicare i requisiti richiesti per l’accesso nei locali. Tuttavia i dipendenti non controllavano i certificati di vaccinazione, le carte di identità e non impedivano ai clienti sprovvisti di certificati di entrare. Queste le parole dell’azienda: “Ci rifiutiamo di diventare la polizia della vaccinazione per qualsiasi foverno. È irragionevole, invasivo e pericoloso costringere i nostri Associati del ristorante a separare i Clienti in coloro che possono essere serviti e coloro che non possono in base alla documentazione fornita”.

Il fatto è che ad agosto London Breed, sindaco di San Francisco, ha emesso un’ordinanza che indica la possibilità di accesso nei locali al chiuso solo se provvisti di certificato vaccinale. San Francisco è la seconda città del paese a richiedere una certificazione del genere.

Inoltre sempre a San Francisco c’è anche l’obbligo di indossare le mascherine quando non si mangia e beve (anche se la stessa London Breed in un’occasione ha violato la sua stessa ordinanza, così come accaduto anche a Joe Biden).