Foggia, bilancio nettamente negativo per la campagna del pomodoro: persi 3 milioni di quintali

Chiusura drammatica per la campagna del pomodoro in provincia di Foggia: si stima un taglio di quasi 3 milioni di tonnellate.

Foggia, bilancio nettamente negativo per la campagna del pomodoro: persi 3 milioni di quintali

La campagna del pomodoro in provincia di Foggia si chiude con un bilancio nettamente negativo, con una perdita complessiva di quasi 3 milioni di quintali: più precisamente, dati alla mano, in Capitanata sono stati raccolti circa 12 milioni di quintali di pomodoro a fronte dei quasi 15 messi a segno l’anno precedente – un taglio di fatto accompagnato anche da un calo della superfici coltivate, che di fatto passano a più di 17 mila ettari ad appena 15 mila.

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È quanto emerso dal più recente rapporto redatto dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia) di Foggia: la lettura proposta dal presidente, Angelo Miano, è che il calo sia di fatto una diretta diretta conseguenza delle politiche attuate dalla parte industriale”. Per Miano “occorreva che le industrie conserviere arrivassero molto prima a riconoscere un prezzo remunerativo al pomodoro prodotto in provincia di Foggia”. “Abbiamo penato per mesi prima di poter arrivare a un accordo sul prezzo del pomodoro da industria“. In altre parole, l’incertezza e lo stallo hanno finito per scoraggiare gli imprenditori agricoli locali, che hanno finito per rompere gli induci rinunciando a trapiantare.

L’accordo fu poi raggiunto ai primi di luglio, con un’intesa basata su 13 centesimi al chilo per il tondo, 14 centesimi al chilo per il lungo, e una maggiorazione pari al 30% per il biologico: “Un’ulteriore dimostrazione di quanto poco assennate siano state le scelte della parte industriale, arroccata su quotazioni insufficienti anche a coprire i costi di produzione per le aziende agricole” continua Miano “ma poi costretta a subire le conseguenze delle sue stesse azioni con la riduzione delle superfici e la conseguente corsa all’accaparramento che hanno fatto schizzare i prezzi ben oltre le richieste iniziali del mondo agricolo”.