Genova, lo stellato The Cook chiuso dall’Asl: “Troppo severi”, dice Ivano Ricchebono

Il ristorante The Cook di Genova è stato chiuso in seguito a un controllo dell'ASL: abbiamo contattato chef Ivano Ricchebono per vederci chiaro.

Genova, lo stellato The Cook chiuso dall’Asl: “Troppo severi”, dice Ivano Ricchebono

Sovente quella del controllo dell’Asl è una Spada di Damocle che non lascia scampo: i ristoratori, qualunque sia il loro contesto, sono perfettamente consapevoli della sua presenza; ad alzare il capo la vedono lì, appesa a un filo sottile e pronto a spezzarsi al minimo passo falso. Ci sono occasioni, però, in cui la sentenza della proverbiale Spada che finisce per alzare un polverone mediatico – vuoi perché è stata calata con un eccesso di zelo, vuoi perché si è abbattuta su di un profilo di spessore. È questo il caso del ristorante The Cook di chef Ivano Ricchebono, celebre stellato del centro storico di Genova, recentemente costretto a prendersi una (piccola) pausa in seguito a un’ispezione del personale sanitario locale.

The Cook costretto alla pausa: le parole di chef Ivano Ricchebono

Ivano Ricchebono

Stando a quanto riportato dai colleghi de Il Secolo XIX l’ispezione si è conclusa con la segnalazione di “problemi legati alle condizioni igieniche e la presenza di blatte”. Chef Ivano Ricchebono non ha peli sulla lingua, e non si fa problemi a confermare quanto segnalato dagli ispettori: “Ne hanno trovata una” ha dichiarato a Il Secolo, riferendosi naturalmente alla blatta. “Stavamo finendo il servizio di pranzo, era arrivata della merce e non avevamo ancora iniziato le pulizie“.

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Un incidente, una piccola svista. “È la prima volta che ci succede una cosa del genere” rincara poi la dose. Il punto di vista dello chef è condivisibile, ma allo stesso tempo la sentenza dell’ASL è, volenti o nolenti, inappellabile – motivo per cui, per assicurarci di vedere chiaro e indagare al meglio la vicenda, abbiamo contattato lo chef Ricchebono.

“I controlli ci sono stati, sì, e hanno trovato cose che si trovano normalmente in casi come questi” ci ha spiegato. Il tono di voce è calmo, relativamente rilassato: l’idea è quella di un qualcuno che in definitiva accetta la sentenza. Una critica modesta, al massimo, la muove alle modalità in cui è avvenuta l’ispezione: “Sono stati molto severi, forse un po’ troppo. Non ci hanno concesso modo di rimediare, e di questo sono dispiaciuto”.

Poi spazio al timore – fondato – che la storia finisca per traboccare un po’ troppo dai suoi confini: “Non sono stato il primo e non sarò l’ultimo a subire una sentenza del genere, ci mancherebbe” ha commentato. “Però ho l’impressione che la storia stia facendo scalpore perché sono uno chef stellato e un personaggio pubblico. In questi casi è importante non fare di tutta l’erba un fascio”.

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La linea di Ricchebono, ostinatamente onesta, è la stessa che ha adottato anche nelle sue dichiarazioni a Il Secolo: “Non facciamo che pulire e ogni mese effettuiamo le disinfestazioni, tutte certificate. Prendo atto della decisione della Asl e la rispetto. Ma spiace una chiusura così improvvisa, senza mai aver avuto problemi” ha spiegato. “Ci hanno contestato un po’ di disordine in magazzino, perché era arrivata la merce e con il servizio attivo non avevamo ancora avuto modo di sistemarla. Come ho detto, in cucina non avevamo ancora pulito solo perché stavamo ultimando il servizio”.

E il futuro? Vero, la serranda può stare chiusa per un po’, ma sogni e obiettivi non vanno in vacanza: “Farò quello che bisogna fare” ci ha raccontato. “La nostra idea naturalmente è quella di adoperarci per riaprire il prima possibile”.