Giappone: il vino di Fukushima cerca di andare oltre al disastro nucleare

In Giappone il vino dell'azienda vinicola Chateau Fukushima sta cercando di cancellare la cattiva immagine derivata dal disastro nucleare.

Giappone: il vino di Fukushima cerca di andare oltre al disastro nucleare

A Giappone il vino di Fukushima sta cercando di scrollarsi di dosso l’immagine negativa che gli ha lasciato il disastro nucleare. L’azienda vinicola Ose, nonostante sorga in un luogo idilliaco e nonostante i suoi vini abbiano vinto premi sia in Giappone che all’estero, deve affrontare una sfida di marketing non facile: tutto ciò che usa per produrre i suoi vini, sidro e liquori, dalle uve alle mele, dalle pere alle pesche, viene coltivata in loco, a Fukushima.

Ovviamente, subito dopo il disastro nucleare di Fukushima, ecco che agli agricoltori del luogo è stato vietato di coltivare qualsiasi cosa, mentre gli allevatori hanno dovuto sopprimere il bestiame. Inoltre più di 50 paesi hanno smesso di importare prodotti da questa regione.

Tuttavia il brand Fukushima non è stato spazzato via del tutto: a un decennio o più di distanza dallo tsunami e relativo disastro nucleare, ecco che Chateau Fukushima sta cercando di dire a tutti che i prodotti di Fukushima sono sicuri al 100%.

vino fukushima

Attualmente l’azienda si appoggia a 15 frutticoltori della zona che forniscono l’uva (incluse le varietà cabernet sauvignon, chardonnay e merlot) e altra frutta. L’anno scorso ha venduto circa 25mila bottiglie di vino e 10mila bottiglie di sidro, soprattutto nella prefettura di Fukushima, ma qualcosa anche a Tokyo e Osaka, per un totale di 40 milioni di yen nel 2021 (si prevede di arrivare a 50 milioni di yen nel 2022 e 63 milioni di yen nel 2023).

Di recente la Gran Bretagna ha revocato le restrizioni per quanto riguarda l’importazione di cibo da Fukushima, ma sui social in molti hanno scherzato sui potenziali pericoli di mangiare cibo che “brilla al buio”. In realtà Fukushima ha un rigido sistema di sicurezza alimentare: il limite superiore stabilito dal governo per quanto riguarda il cesio radioattivo nei generi alimentari come carne e verdure è di 100 becquerel/kg, contro i 1.250 Bq/kg dell’UE e i 1.200 Bq/kg degli USA.

Attualmente solo 12 paesi vietano o limitano le importazioni da Fukushima, fra cui Cina e Corea del Sud (con il Giappone che ha chiesto a Taiwan di revocare tali restrizioni). I livelli di radiazione sono diminuiti parecchio, ma nonostante questo, è ancora vietato mangiare determinati alimenti come i funghi matsutake e le verdure di montagna di stagione. I ristoratori della zona, però, rassicurano tutti: servono solamente carne, pesce e verdure locali che sono stati testati, cibo che mangerebbero loro stessi.