Granarolo non produrrà più latte fresco: l’obiettivo è ridurre gli sprechi

Granarolo ha deciso che non produrrà più latte fresco: nei supermercati vedremo solo il nuovo latte pastorizzato a temperatura elevata.

Granarolo non produrrà più latte fresco: l’obiettivo è ridurre gli sprechi

Ciao ciao con le mani, con i piedi e con tutto il resto al latte fresco di Granarolo. A darne l’annuncio è lo stesso gruppo bolognese: la decisione, oltre naturalmente al marchio Granarolo, riguarda anche quello della Centrale del latte di Milano e della Centrale del latte di Calabria. Stop alla produzione, dunque, per ridurre gli sprechi: nel futuro prossimo nei supermercati vedremo solamente più il nuovo latte pastorizzato a temperatura elevata, che dura 10 giorni contro i 6 del suo collega fresco. È bene notare che di fatto l’ipotesi di ritoccare in questo modo la linea di produzione ha radici relativamente profonde, con le prime battute che risalgono al 2020 quando, ovviamente causa pandemia, le visite al supermercato si erano fatte meno frequenti.

Tra date di scadenza e lotta agli sprechi: la strategia di Granarolo

latte

Visite meno frequenti avevano portato i consumatori ad acquistare latte a lunga conservazione – un trend che si è poi evidentemente consolidato nel tempo. I dati in possesso di Granarolo, d’altronde, non mentano: stando a quanto lasciato trapelare una parte rilevante del latte fresco messo in commercio raggiungeva la propria data di scadenza prima ancora di essere venduta o nei frigoriferi di casa.

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C’è poi un apparato squisitamente burocratico che impone regole particolarmente rigide sulla commercializzazione del latte fresco: l’Italia è di fatto l’unico Paese europeo ad avere stabilito per legge la scadenza del latte fresco a dei giorni di distanza dal confezionamento. Una regola risalente a 20 anni fa circa (agosto 2004, a essere precisi) che di fatto è stata resa ampiamente obsoleta dall’avanzamento tecnologico: a oggi il latte munto nelle stalle passa direttamente nei serbatoi refrigerati e poi ancora nelle cisterne dei camion.

La legge comunitaria offre uno spazio di manovra più ampio, e prevede che la durata dei prodotti alimentari venga decisa dal produttore stesso, che potrà così tenere conto di elementi come il tipo di ingredienti, il sistema di confezionamento e di distribuzione o ancora delle caratteristiche delle materie prime.

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Da qui la mossa di Granarolo, il proverbiale “tagliare la testa al toro”, un modo per ridurre lo spreco e al contempo tagliare i costi di gestione e smaltimento del latte invenduto e ormai invendibile. Si alza la temperatura di pastorizzazione, si allunga la scadenza, la dicitura “latte fresco pastorizzato di alta qualità” viene sostituita da “latte pastorizzato a temperatura elevata ottenuto da latte crudo per l’alta qualità”.

Il grande assente è “fresco”, grande piccola parola che “parla alla pancia”: rinunciarvi, non abbiamo dubbi, non dev’essere stato facile; ma la scelta pare comunque virtuosa: basti pensare, per di più, che le nuove bottiglie contengono il 13% in meno di plastica e che, grazie all’utilizzo di un nuovo sistema di apertura, permettono di risparmiare 355mila kg di plastica ogni anno.