Gubbio e l’intossicazione da tonno: il titolare del ristorante racconta la sua verità a Le Iene

Terzo capitolo per l'intossicazione da tonno del ristorante di Gubbio: il titolare ora racconta la sua verità a Le Iene. Che stride un po' con la sua precedente smentita.

Gubbio e l’intossicazione da tonno: il titolare del ristorante racconta la sua verità a Le Iene

Nuovo capitolo per questa epopea autunnale del ristorante di Gubbio, quello della presunta intossicazione da tonno. Ebbene, adesso il titolare del ristorante Federico da Montefeltro ha raccontato la sua verità a Le Iene che, però, stride leggermente con la sua smentita precedente pubblicata sui social. Ma forse si era solo scordato qualche dettaglio.

Breve riassuntino della faccenda: qualche giorno fa in rete spopolavano audio e foto di una presunta intossicazione da tonno “apocalittica” nel ristorante in questione. Si parlava di scene epiche, bagni intasati, gente che vomitava per strada, addirittura incidenti automobilistici fatti da gente che cercava di trovare un bagno.

Solo che poi era saltata fuori la smentita del titolare del ristorante: non c’era stata nessuna intossicazione alimentare, nessun ricovero a causa di ciò (cosa effettivamente confermata anche dal 118 e dell’Asl locale), solo due persone che si erano sentite male per problemi di salute personale e che avevano richiesto l’intervento di un’ambulanza. Però la notizia e le voci in merito erano state ingigantite, vuoi anche per uno spirito goliardico di sottofondo e il ristoratore aveva promesso denunce per chi avesse continuato a diffondere questa fake news che stava danneggiando la sua immagine.

Ristorante Federico da Montefeltro

Arriviamo così al servizio de Le Iene: qui il titolare del ristorante ha spiegato cosa sia successo davvero. Il proprietario ha ammesso che circa 20-30 commensali si sono sentite leggermente male durante il pranzo, poco dopo aver mangiato del pesce crudo (curioso, però, che nella smentita precedente, il titolare si sia scordato di segnalare questo fatto, visto che aveva parlato solo di due persone che si erano sentite male, ma per altri motivi).

Quello che non è vero di questa vicenda sono le “scene apocalittiche” presenti negli audio di WhatsApp. Secondo il ristoratore a infangare il locale non sono certo state le persone con la diarrea, bensì tutti coloro che hanno diffuso i messaggi fake su WhatsApp.

Il proprietario spiega come siano andate esattamente le cose. Quel giorno fatidico aveva ceduto il locale all’associazione di pescatori. Da parte sua, lui aveva cucinato per loro solamente alcuni dei piatti presenti nel menu visto che il gruppo di pescatori si era portato da casa alcuni cibi non preparati nel ristorante. Il gruppetto era assai numeroso, si parla di un centinaio di commensali, ma solo 20-30 hanno avuto problemi di dissenteria.

Il titolare spiega poi che le scene più colorite presenti negli audio non sono mai avvenute: nessun caso di diarrea incoercibile, nessun incidente d’auto causato da chi cercava disperatamente un bagno e nessuna ambulanza per i casi più gravi.

E per quanto riguarda le foto? Perché insieme agli audio, erano state diffuse anche delle foto. Ma pure queste sarebbero false. Proprio uno dei protagonisti della storia ha confermato la falsità di quelle foto e audio. Un uomo, soprannominato “Biscotto”, ha confermato di avere dei piccoli disturbi durante il pranzo, ma nulla di quanto descritto negli audio. L’uomo è effettivamente tornato a casa sua durante il pranzo, ma dopo mezz’ora è tornato indietro e si è riunito alla compagnia perché si sentiva meglio.

Secondo Biscotto, chi ha mandato l’audio ha semplicemente ingigantito tutto per sembrare più simpatico. Un altro testimone conferma quanto sostenuto da Biscotto: l’uomo indossava dei pantaloni bianchi, ma quelli presenti nella foto inviata sulla chat non erano i suoi. Anzi: quella foto era fasulla e gira da anni sul web.

Le Iene hanno poi intervistato anche il sindaco di Gubbio che ha annunciato che farà chiarezza sulla vicenda. E ha anticipato che stanno denunciando tutti: va bene la goliardia, ma tutto ha un limite e adesso bisogna tutelare l’immagine della città.