Il Bar ristorante da Teodora di Sequals incita alla violenza in un video, chiuso per 60 giorni

Chiuso per 60 giorni il Bar ristorante da Teodora di Sequals (Pordenone): ha girato e diffuso un video nel quale incita alla violenza e alla rivolta contro Governo e istituzioni.

Il Bar ristorante da Teodora di Sequals incita alla violenza in un video, chiuso per 60 giorni

A Sequals, in provincia di Pordenone, il Bar ristorante da Teodora, è stato chiuso per 60 giorni in quanto il co-titolare ha girato e diffuso sui social un video dove incita alla violenza e alla rivolta contro Governo e istituzioni.

A disporre la chiusura è stato Marco Odorisio, il Questore, motivando la decisione a causa di problemi di ordine pubblico. Il co-titolare ha girato un video dentro al suo locale, noto anche per il fatto che al suo interno sono presenti numerosi simboli fascisti, fra cui stampe, oggetti e foto di Benito Mussolini (inclusa qualla nuova dove, sotto a una foto del Duce, si legge la scritta “Gree Pass del Duce”).

bar chiuso

Nel filmato l’uomo incitava tutti alla violenza, alla rivolta e al giustizialismo contro le istituzioni, il tutto davanti a un pubblico formato da diversi clienti. Sempre nel video venivano citati alcuni gruppi organizzati e venivano lanciate ingiurie e offese pesanti contro le alte cariche dello Stato, contro la magistratura e contro le forze dell’ordine.

Digos e Upas si sono accorti del video durante i normali controlli che vengono effettuati sul flusso comunicativo di social network e app come WhatsApp e Telegram. Dopo aver scovato il video, è toccato alla Questura decidere cosa fare.

In una nota stampa pubblicata proprio sul sito della Questura viene spiegato che, essendo presenti i presupposti normativi previsti nell’art. 100 del Tulps (Testo Unico Leggi Pubblica Sicurezza), relativi a conclamata e documentata situazione di pericolo per l’ordine pubblico, ecco che il Questore della Provincia di Pordenone ha disposto la sospensione dell’attività del pubblico esercizio per un totale di 60 giorni.

Sono stati gli Agenti dell’Ufficio Polizia Amministrativa e Sicurezza (UPAS) e della Digos di Pordenone a mettere in atto il provvedimento.