Il caffè emoziona di più quando si pensa all’Italia, lo dice la scienza

Un progetto di ricerca di Nespresso ha valutato la connessione tra il caffè e la cosiddetta italianità grazie alle neuroscienze e alla misurazione delle emozioni.

Il caffè emoziona di più quando si pensa all’Italia, lo dice la scienza

Il caffè è anche e soprattutto una declinazione dell’italianità – una dichiarazione che, al netto di una retorica forse un po’ scontata, trova risonanza anche nella scienza. Basti dare un’occhiata ai risultati del progetto di ricerca Caffè, italianità ed emozioni, lanciato da Nespresso in collaborazione con l’Associazione Italiana di Neuromarketing (AINEM), che come si può intuire ha tentato di stabilire l’esistenza di un ponte emotivo tra queste tre entità attraverso le neuroscienze.

La sinossi, se così vogliamo definirla, è piuttosto semplice: il caffè rappresenta inconsciamente una parte essenziale del cosiddetto “vissuto italiano”; e tale coinvolgimento emotivo, se stimolato opportunatamente con immagini o musica caratteristica del nostro caro e vecchio Stivale, cresce addirittura in maniera esponenziale. Chi l’avrebbe mai detto che il patriottismo si potesse nascondere anche sul fondo di una tazzina?

Il legame tra caffè e Italia: parola alla scienza

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Cominciamo con il definire il campo di intervento dello studio, prendendone in esame numeri e dati: il progetto ha coinvolto 44 soggetti di diverso genere e classi di età, ma tutti consumatori o consumatrici di caffè e fondamentalmente analizzato la loro risposta emozionale attraverso la risposta cutanea, il battito cardiaco e il comportamento durante la degustazione.

La storia genetica dell’Arabica è stata sequenziata: il nostro caffè preferito si salverà dal clima? La storia genetica dell’Arabica è stata sequenziata: il nostro caffè preferito si salverà dal clima?

Il campione complessivo è poi stato suddiviso in tre sottogruppi e invitato a degustare differenti sfumature di caffè (ma tutte appartenenti, come potrete certamente avere intuito, al marchio Nespresso), in associazione a due differenti stimoli visivi e sonori studiati appositamente per favorire o squalificare l’associazione all‘italianità. Da qui la necessità di una suddivisione in gruppi, strategia più che consueta quando si tratta di studi di questo genere: ai primi due sono stati somministrati gli stimoli di cui sopra, mentre il terzo gruppo ha operato in assenza di stimoli.

L’obiettivo, come accennato in apertura di articolo, era di verificare le risposte emotive e irrazionali del campione attraverso neuroanalisi e Implicit Association Test (un’analisi comportamentale dei tempi di reazione a determinati stimoli); per poi seguire con un’analisi di quelle più razionali attraverso la compilazione di un apposito questionario.

I valori relativi alle risposte di impronta emotiva hanno fatto registrare esclusivamente risultati positivi, segno – stando alla lettura degli scienziati – di un legame evidentemente forte tra il caffè e il concetto di italianità, presente a prescindere dall’interferenza degli stimoli. Il caffè, in altre parole, è in grado di andare a pescare in quell’abbondante bagaglio emozionale comprendente ricordi e valori di famiglia.

D’altro canto, ci pare giusto ricordare come il legame tra cibo e patria, favorito dal ponte del ricordo, sia un qualcosa di tradizionalmente conosciuto – spesso e volentieri più per semplice intuito che per competenza scientifica, beninteso. La parte più interessante, tornando al nostro studio, è che quando il consumo di caffè è stato accompagnato a un contesto fortemente caratterizzato da elementi connessi all’Italia il coinvolgimento emotivo ha fatto registrare una crescita del 189% rispetto all’assaggio in assenza di stimoli e dell’83% rispetto alla degustazione associata a un video privo di rimandi al Bel Paese.

Vale la pena notare che l’assaggio di caffè associato al contesto italiano ha per di più favorito l’emergere di ricordi del passato (tant’è che la misurazione dell’attività celebrale ha registrato un forte legame tra il gusto del caffè e i processi di memorizzazione e di attivazione dei ricordi), con un’attivazione della memoria maggiore del 15% rispetto al gruppo neutro e del 36% rispetto a quello esposto a stimoli non italiani (dati che suggeriscono come, quando non si è “distratti” da stimoli di altra natura, il legame con la cosiddetta italianità sia sempre e comunque presente).

Ai fini di tali risultati possiamo immaginare che la nazionalità dei partecipanti allo studio sia stata determinante: secondo questa lettura sarebbe interessante ripetere lo studio associando piatti tipici di un determinato Paese con soggetti di tale nazionalità, e confrontare i risultati con quelli del caffè così da ottenere una sorta di – e qui le proverbiali pinze sono obbligatorie – “termometro” del patriottismo.