Il Giappone sta finendo la sua birra a causa di un cyber attacco

Produzione ordini e consegne del più grande produttore giapponese sono al momento fermi, e il paese rischia di rimanere a secco della sua birra più venduta.

Il Giappone sta finendo la sua birra a causa di un cyber attacco

Parlando di attacchi informatici non si penserebbe che le loro conseguenze possano arrivare fino a pub e birrerie, eppure è quello che sta succedendo in questo momento in Giappone, dove un devastante attacco hacker che ha colpito Asahi Group Holdings, il più grande produttore di birra del paese, rischia di far rimanere il paese a corte corto della sua birra più popolare, l’Asahi Super Dry.

L’incidente ha causato l’interruzione della produzione nella maggior parte dei suoi trenta stabilimenti nazionali, bloccando i sistemi di ordinazione e spedizione, e lasciando nell’incertezza numerosi clienti: l’azienda ha confermato di aver sospeso ordini, spedizioni e servizi di call center “a causa del guasto del sistema”.

L’attacco hacker ad Asahi

asahi super dry

L’impatto si è fatto sentire quasi immediatamente, con i rivenditori che si preparano a vedere gli scaffali vuoti al posto dei lattine e bottiglie di Asahi: la catena di convenience store Lawson ha avvertito che “è probabile le scorte di questi prodotti si esauriscano da domani in poi”.

Un dirigente di un’altra importante catena di vendita al dettaglio ha espresso una preoccupazione ancora più forte, affermando: “penso che finiremo presto i prodotti. Per quanto riguarda la Super Dry, credo che la esauriremo in due o tre giorni nei supermercati”. La crisi non risparmia nemmeno i pub e le izakaya, le tipiche trattorie giapponesi, rischiano di ritrovarsi senza birra, e sebbene i concorrenti come Suntory o Kirin possano colmare parte del vuoto, molti consumatori si dicono “leali al gusto della Super Dry”.

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In risposta all’attacco, Asahi ha rilasciato una dichiarazione in cui si scusa con clienti e partner commerciali: l’azienda ha rassicurato che non c’è stata “nessuna fuga confermata di informazioni personali o dati dei clienti verso parti esterne”, tuttavia, la risoluzione non sembra imminente.

In un comunicato, Asahi ha dichiarato: “stiamo attivamente indagando sulla causa e lavorando per ripristinare le operazioni; tuttavia, al momento non esiste una tempistica stimata per il recupero”. L’azienda non ha fornito dettagli sulla possibile identità dell’aggressore e sta ancora verificando se si sia trattato di un attacco ransomware, ma l’attacco rientra probabilmente in un contesto più ampio che vede molte aziende giapponesi vittime degli hacker a causa di scarse difese.

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I consumatori europei non hanno però di che preoccuparsi: l’azienda ha precisato che “il guasto del sistema è limitato alle nostre operazioni in Giappone”, perciò la produzione e la fornitura di marchi internazionali di proprietà di Asahi, come Peroni, Grolsch, Pilsner Urquell e London Pride, non sono state interessate.

Oltre alla birra, l’attacco ha avuto ripercussioni su un’ampia gamma di prodotti del gruppo, che include bevande analcoliche, mentine e alimenti per l’infanzia: questo ha imposto ad Asahi hdi posticipare a tempo indeterminato il lancio di otto nuovi prodotti, tra cui una soda alla frutta e barrette proteiche, il tutto mentre si cercano ancora soluzioni per riprendere produzione e consegne.