Il mais OGM non è rischioso per la salute né per l’ambiente

Il mais OGM non è rischioso per la salute né per l'ambiente. Lo afferma uno studio italiano pubblicato su «Scientific Reports» che ha considerato 21 anni di coltivazione mondiale, tra il 1996 e il 2016

Il mais OGM non è rischioso per la salute né per l’ambiente

Se eravate diffidenti prima, lo resterete anche dopo aver letto questo post, probabilmente.

Ad ogni modo, il 69% degli italiani considera gli alimenti geneticamente modificati meno salutari di quelli tradizionali (sono dati Coldiretti, non proprio nota per la precisione dei sondaggi). O quanto meno associano il consumo di Ogm a un rischio per la salute o per l’ambiente.

Scetticismo smentito da una ricerca condotta da Scuola Superiore Sant’Anna e Università di Pisa, pubblicata su Scientific Reports.

Risultato? Il mais OGM non è rischioso né per la salute né per l’ambiente.

A parlarne è Repubblica: si tratta di una metanalisi, cioè la revisione di diversi studi pubblicati sul tema, che ha analizzato oltre 21 anni di coltivazioni in Usa, Europa, Sud America, Asia, Africa e, Australia. Perché 21 anni? Perché tanti ne sono passati dal 1996, anno di inizio della coltivazione del mais transgenico, al 2016, anno in cui s’è concluso il lavoro.

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Dallo studio è emerso che la resa superiore rispetto all’agricoltura tradizionale, dal 5,6% al 24,5%, è associata a una presenza inferiore di contaminanti negli alimenti, le famigerate micotossine (-28,8%) e fumonisine (-30,6%). Inoltre nelle coltivazioni di mais Ogm diminuisce la presenza di insetti infestanti.

“La diminuzione di tali sostanze nella granella del mais geneticamente modificato può avere effetti molto significativi per la salute umana”, è in sintesi il pensiero degli autori della ricerca.

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Intanto i Paesi “Ogm free” sono sempre di più, una lista che comprende quasi tutti i Paesi membri dell’Unione Europea. Solo Spagna e Portogallo seminano ancora Ogm, ma in misura sempre minore: nel 2017 gli ettari coltivati a transgenico sono scesi da136.338 a 130.571, secondo la fondazione di ricerca francese Inf’OGM.

[Crediti | Repubblica]