Le ultime due settimane sono state decisamente caotiche per l’olio di oliva italiano, vittima di un preoccupante crollo delle quotazioni che ha innescato pratiche speculative, gettando nel caos il mercato e suscitando la preoccupazione degli operatori del settore.
Alberto Grimelli di Teatro Naturale ricostruisce con puntualità l’andamento: i prezzi all’ingrosso sono precipitati di 2 euro al chilo in dieci giorni, mentre fino alla fine di ottobre, l’olio extravergine di oliva nazionale continuava a quotare 9,2-9,4 euro, con qualche abbassamento a 8,8-9 euro per gli oli di nuova produzione ma non di alta qualità, mentre il mercato in Sicilia segnava prezzi ben sopra i 9 euro per il prodotto locale.
Poi il crollo. A Bari, con la quotazione è scesa di oltre due euro, raggiungendo i 7,15-7,9 euro al chilo, fino ai 7 euro al chili a Brindisi, Taranto e Lecce: una situazione che ha scatenato una corsa al ribasso da parte dei commercianti.
Le speculazioni sull’olio

La speculazione si attiva nelle fasi iniziali della campagna olearia, quando commercianti particolarmente astuti approfittano dei prezzi orientati dai piccoli volumi, lanciando campagne di acquisti a prezzi ingiustificatamente bassi che partono dalla Toscana e arrivano fino alla Puglia: un processo che ha portato alla recente discesa delle quotazioni.
La manovra si alimenta in due modi: la rapida svendita di olio nuovo con problemi organolettici, dichiarato extravergine, e la creazione del cosiddetto “olio di carta italiano”, un olio di altra origine, preferibilmente tunisino, venduto a circa 5 euro al chilo accompagnato da dei documenti, la “carta” per l’appunto, che lo identifica invece come italiano, andando ad alimentare le offerte speciali della GDO.
Di fronte a questo scenario, Coldiretti Puglia ha posto l’attenzione sulla strategia al ribasso dei prezzi, che in un anno sono scesi del 27%: “servono regole più forti per evitare che le speculazioni prendano forma e tolgano valore al settore”. Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia, ha criticato le importazioni agevolate attive proprio durante la raccolta nazionale: “non si capisce perché si debba importare quando ancora non si conosce il livello della produzione interna”. Cavallo incalza che “posticipare l’inizio delle importazioni sarebbe una misura di buon senso per evitare distorsioni di mercato”.
Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia, ha richiamato l’attenzione sui prezzi al dettaglio, sottolineando che “in una bottiglia di olio venduta sugli scaffali della grande distribuzione anche a 5 euro è impossibile sia contenuto olio extravergine di oliva perché con quei prezzi non si coprono neanche i costi di produzione”. Piccioni aggiunge che “l’olio extravergine di oliva made in Italy non può essere venduto da 8-9 euro al litro in su”.
Coldiretti propone come soluzione l’estensione del Sian, il Sistema Informativo Agricolo Nazionale, a livello europeo, per garantire controlli omogenei in tempo reale su tutta la filiera, e ricorda che nella ristorazione “è fuorilegge 1 contenitore di olio su 4 (22%) che non rispetta l’obbligo del tappo antirabbocco, entrato in vigore con la Legge 30 Ottobre 2014, n. 161”. Nonostante la speculazione abbia avuto successo, è probabile un rimbalzo del prezzo nelle prossime settimane: “la maggior parte degli operatori si attende un rimbalzo comunque sopra gli 8 euro al chilo per oli di buona qualità e prezzi a salire per extravergini premium”.

