Il pericolo di una carenza di birra convincerà tutti dell’esistenza dei cambiamenti climatici?

A quanto pare i cambiamenti climatici mettono a rischio anche la produzione di birra. Basterà questo a convincere gli scettici?

Il pericolo di una carenza di birra convincerà tutti dell’esistenza dei cambiamenti climatici?

A lanciare l’allarme è stato l’amministratore delegato di Asahi. Il produttore di birra giapponese ha avvertito tutti: i cambiamenti climatici mettono a serio rischio la produzione di birra visto che il surriscaldamento globale incide anche sulla produzione di orzo e luppolo. Chi lo sa: visto che i precedenti avvertimenti sono caduti nel vuoto, magari una possibile mancanza di birra potrebbe essere la spinta per agire contro tali cambiamenti. E potrebbe anche essere il modo per convincere gli scettici che i cambiamenti climatici esistono e sono in atto.

I cambiamenti climatici incidono sulla birra?

birra bottiglie

Mentre cerchiamo di riprenderci dallo shock di una possibile penuria di birra (sacrilegio!), ecco che secondo i dati di Asahi il surriscaldamento globale inevitabilmente ridurrà la resa dell’orzo e la qualità del luppolo nei prossimi 30 anni. E questo, secondo l’amministratore delegato Atsushi Katsuki, a capo del birrifico dal 2021, porterà a una carenza di birra.

E non è l’unico a dirlo: il Financial Times ha spiegato come il raccolto primaverile di orzo in Francia potrebbe diminuire del 18% entro il 2050, se facciamo fede all’ipotetico scenario di grado più grave delle Nazioni Unite, quello che parla di 4°C in più. In Polonia, invece, il raccolto diminuirebbe del 15%.

E ancora: anche nella Repubblica Ceca, uno dei maggiori produttori mondiali di luppolo, vedrebbe la qualità del suo prodotto scendere anche del 25%.

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Anche Asahi prevede che il raccolto francese diminuirà del 10%, quello polacco del 9% e la qualità del luppolo scenderà del 13% (ma questo perché si è fermato allo scenario con soli 2°C in più). Tuttavia l’ONU stima un aumento delle temperature di almeno 2,6°C, quindi una situazione con esiti peggiori.

Katsuki ha ammesso che il clima più caldo, apparentemente, sembra favorire il consumo di birra: più fa caldo e più birra si beve, il che si trasforma in una ghiotta opportunità per i birrifici. Quello che non va bene, però, è che le temperature più alte mettono a rischio le forniture di materie prime. Quindi i birrifici rischiano di veder sì aumentare la domanda, ma senza poterla soddisfare perché mancano le materie prime.

Già adesso i prezzi del malto e dell’orzo in Europa hanno raggiunto livelli record. E su tali prezzi, ancora più che la guerra in Ucraina, hanno inciso gli effetti dei cambiamenti climatici. Katsuki ha pertanto invitato tutti a collaborare di più per cercare di arginare gli effetti dei cambiamenti climatici, magari centralizzando l’approvvigionamento degli ingredienti chiave e implementando tecniche di agricoltura rigenerativa.

Perché quando comincerà a scarseggiare la birra, anche gli scettici più incalliti dovranno ricredersi. Almeno, gli scettici non astemi.