Il popolo Maga sta omaggiando Charlie Kirk da Starbucks, ma i baristi non ci stanno

Un tè alla menta sta diventando un caso nazionale, e Starbucks viene travolta dalle polemiche.

Il popolo Maga sta omaggiando Charlie Kirk da Starbucks, ma i baristi non ci stanno

La morte dell’attivista conservatore Charlie Kirk è al centro di un animato dibattito sulla libertà di parola che non accenna a scemare: ognuno dice la sua e non esiste media su cui non si propongano opinioni sul tema, ma difficilmente qualcuno avrebbe previsto anche Starbucks sarebbe rimasto coinvolto nella questione, in particolare per un tè, il preferito del fondatore di Turning Point USA.

Un semplice tè alla menta con due bustine di miele, noto anche come “Mint Majesty”, era la scelta di Kirk, ed è diventato il centro di un’accesa controversia quando molti suoi sostenitori hanno iniziato a ordinarlo come forma di tributo, ma un incidente in una caffetteria di Yucaipa, in California, ha trasformato questo gesto in un caso mediatico nazionale.

“Niente nomi politici”

Starbucks

La vicenda è emersa grazie a un video diventato virale su TikTok, in cui una cliente documenta il suo tentativo di ordinare un “Mint Majesty tea” chiedendo di scrivere il nome “Charlie Kirk” sul bicchiere.

Secondo questa ricostruzione, il marito della cliente aveva già tentato di fare lo stesso ordine, ma un barista gli aveva detto che doveva “scegliere un nome diverso” perché “qui non onoriamo la politica”. Quando la donna ha provato a sua volta, la barista avrebbe risposto: “non possiamo usare nomi politici, ma non mi ha nemmeno chiesto un nome, quindi sono 3,75 dollari, OK”.

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Alla richiesta di scrivere il nome a mano, la barista si è offerta di scrivere solo “Charlie”, sostenendo che il nome completo fosse “politico” e che, in ogni caso, il sistema non avrebbe stampato l’etichetta con quel nome, affermando: “l’adesivo non si stamperà”. La conversazione si è conclusa con la cliente che ha rinunciato all’ordine, dicendo: “Lasci perdere, non lo voglio”.

Il video ha scatenato un’ondata di reazioni online, con molti utenti che hanno accusato Starbucks di censura e hanno lanciato appelli al boicottaggio. Un utente su X ha scritto: “Basta!! Boicottate Starbucks! La linea è stata superata! Non si torna indietro”, mentre un altro ha aggiunto: “Spendo 200 dollari al mese da Starbucks! Mai più, ho chiuso con un’azienda che disonora un uomo perbene”.

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In risposta alla controversia, Starbucks ha prontamente smentito l’esistenza di una tale politica,con un portavoce che ha confermato a Fox News come non esista alcuna restrizione sull’uso del nome di Kirk e che l’azienda sta “lavorando per capire cosa sia successo in questo negozio”.

In una dichiarazione ufficiale, la catena ha ribadito: “Non ci sono restrizioni per i clienti che usano il nome di Charlie Kirk nel loro ordine, e stiamo facendo un follow-up con il nostro team”. Gestire l’immagine di un brand in un clima politico sempre più polarizzato sta diventando più difficile ogni giorno che passa, e come un marchio diffuso come Starbucks saprà gestire sfide di questo tipo diventerà fondamentale per la sopravvivenza nell’immediato futuro.