Da nero a oro è un attimo, basta oltrepassare l’Oceano Atlantico. La titolare assenza di colori del wine bar e bistrot romano NeroLab diventa scintillante “Italian Food Zone” nelle stanze dorate dei palazzi di potere. O almeno, dei palazzi di chi ha potere. La prima apertura USA infatti avviene sotto l’egida di Donald Trump, in una delle sue numerose proprietà a New York City. Un’affiliazione, quella con il presidente degli Stati Uniti, che fa pendant con la palette di colori .
L’Italian Food Zone in stile Trump Tower
Nero sta bene su tutto. Si presenta così Nero.Lab (il punto in versione italiana), con uno slogan che in Italia, di questi tempi, è parecchio ambiguo. Specie per un ristorante con location a Roma Eur, aka la zona architettonica più nostalgicamente nera della penisola. Non conoscendo i proprietari di Nero.Lab, né la loro affiliazione politica, non ci spingiamo in illazioni. Però, a guardare con chi lavorano al di là dell’Atlantico, qualche domanda sorge spontanea.
Se è vero infatti che l’apertura del primo ristorante NeroLab a NYC è recente, non è la prima volta del franchising con Donald Trump. Da qualche tempo infatti esiste il coffee shop NeroLab all’interno della Trump Tower più famosa. Per intenderci, quella al 725 di 5th Avenue, la location della famigerata scala mobile dorata da cui nel 2015 Donald Trump è sceso in campo in tutti i sensi annunciando la sua prima candidatura alla presidenza USA.
Da circa un mese NeroLab ha aperto in sordina in un’altra proprietà del tycoon, al 40 Wall Street nel cuore del Financial District. Stavolta però lo ha fatto in grande: un mega ristorante con 350 posti rinominato “Italian Food Zone”. Il menu contiene tutti i classici che gli americani amano cimentarsi a pronunciare. Da caprese, bruschetta e calamari fritti, ai primi di pasta (Vodka e Alfredo comprese), fino ai Grandma’s Specials di lasagne, polpette e parmigiana. In più burger, pinsa e sorrisi, ovvero le specialità di pinsa ripiena.
Secondo Eater, NeroLab ha in progetto altre dieci aperture entro il 2025. Ci saranno abbastanza Trump Tower per ospitarle tutte?