Il supermercato nella casa natale di Mozart è effettivamente orribile

La scoperta sul web di un punto vendita GDO proprio sotto la Mozarts Geburtshaus ci porta a riflettere sul connubio tra siti storici e realtà commerciali.

Il supermercato nella casa natale di Mozart è effettivamente orribile

La bellezza – storica, artistica, paesaggistica – deve fare ogni giorno i conti con la quotidianità commerciale del nostro tempo. Diciamo deve, anche se un’alternativa è sempre possibile. In piena stagione di viaggi, qualcuno di ritorno dall’Austria ha notato una situazione che si presenta simile anche altrove (Italia compresa). È il caso del supermercato Spar installato al piano terra della casa natale di Mozart. Seppur il punto vendita – presente, secondo le fonti online, almeno dal 2017 – cerchi di rispecchiare l’elegante architettura dell’edificio che lo ospita, la domanda rimane valida: è giusto affiancare un esercizio così meramente commerciale a un monumento di grande valore storico-culturale?

La preservazione architettonica è solo una scusa?

salisburgo-casa-museo-mozart-supermercato (1)Immagine da “Finestre sull’Arte”

Una palazzina salisburghese del XII secolo “contro” un supermercato del XXI. La battaglia non dovrebbe essere persa in partenza, eppure sempre più spesso i supermercati (o i ristoranti, i centri commerciali, i cinema) che rispondono alle nostre moderne esigenze quotidiane vengono inglobati all’interno di siti che hanno fatto la storia.

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Il supermercato Spar che fa capolino – pur con la sua elegante scritta dorata e le finestre ad arco – sotto la Mozarts Geburtshaus, la casa natale del celebre compositore, è un perfetto esempio del fenomeno, e ci ricorda non pochi casi simili. Come quello, ad esempio, del Burger King recentemente aperto a Palermo dentro lo storico Palazzo Monteleone, nella centralissima via Roma.

Ma a ben pensarci, la particolarità è sovente appannaggio dei punti vendita della GDO, non di rado nello Stivale. È successo a Venezia, dove l’antico Teatro Italia, con i suoi incredibili affreschi, ospita oggi un commercialissimo Despar (ancora lui); o a Bologna, dove l’ex Monte di Pietà ha accolto negli ultimi anni un Tuday Conad (non senza polemiche da parte di cittadine e cittadini).

Si potrebbe obiettare che l’inserimento di realtà commerciali in spazi dal valore artistico, storico, architettonico e culturale possa essere (anche) un mezzo per preservare monumenti altrimenti abbandonati a sé stessi. Ma cosa succederebbe se questi stessi luoghi venissero invece adibiti a spazi di pari categoria, il cui scopo vada oltre la semplice transazione commerciale? Lasciamo qui la domanda per i progetti urbanistici futuri.