Il Texas come l’Italia: dichiarata guerra alla carne coltivata

Lo stato del Texas ha approvato una legge che vieta, almeno per due anni, la produzione e commercializzazione di carne coltivata, dando il via all'ennesima disputa legale.

Il Texas come l’Italia: dichiarata guerra alla carne coltivata

In Texas il manzo è una cosa seria, e non è solo un facile riferimento a un immaginario cinematografico. Lo stato della stella solitaria è anche infatti il più grande stato produttore di carne bovina degli Stati Uniti e ha ufficialmente dichiarato guerra alla carne coltivata.

Con una nuova legge, la Senate Bill 261, lo stato ha vietato per due anni la produzione e la vendita di carne prodotta da cellule animali in laboratorio con un regolamento entrato in vigore il 1° settembre, e che è stato accolto con favore dall’industria zootecnica tradizionale.

Il commissario all’agricoltura del Texas, Sid Miller, ha definito il divieto “una vittoria enorme per gli allevatori, i produttori e i consumatori del Texas”, aggiungendo che “salvaguardare la nostra industria della carne vera e autentica dalle alternative sintetiche è semplice logica da cowboy”.

Niente carne coltivata in Texas?

Non tutti però hanno mostrato lo stesso entusiasmo, e le reazioni, anche per vie legali, non sono mancate.

Due aziende pioniere nel settore della carne coltivata, Upside Foods (che produce pollo) e Wildtype (produttrice di salmone), hanno intentato una causa federale, sostenendo che la legge è incostituzionale: rappresentate dall’Institute for Justice, le aziende affermano che il vero scopo della legge non è la sicurezza pubblica, ma la protezione dell’industria agricola locale dalla concorrenza. “Questa legge non ha nulla a che fare con la protezione della salute e della sicurezza pubblica e tutto a che fare con la protezione dell’agricoltura convenzionale dalla concorrenza innovativa proveniente da altri stati”, ha dichiarato Paul Sherman, avvocato dell’Institute for Justice.

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La carne coltivata ha già ricevuto l’approvazione per la sicurezza dalla FDA e dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, e prima del divieto era comunque un solo ristorante in tutto il Texas a servirla: l’Otoko di Austin, che proponeva il salmone di Wildtype.

E proprio uno dei suoi co-fondatori, Justin Kolbeck, esprime la sua preoccupazione su come questo divieto limiti la libertà di scelta dei consumatori: “crediamo che gli americani debbano avere la libertà di scegliere cosa mangiare… ci troviamo in una brutta situazione se affidiamo al governo scelte profondamente personali come cosa dare da mangiare a noi stessi e alle nostre famiglie”.

Il Texas è solo l’ultimo di una serie di stati a implementare divieti simili, e Alabama, Indiana, Mississippi, Montana e Nebraska -e Italia, a ben vedere- si erano già mossi in questo senso, e proprio nel “sunshine state” è in corso una battaglia legale che potrebbe creare un precedente per il caso texano e nella disputa, ormai sempre più accesa, tra allevatori tradizionale e aziende innovative, per decidere cosa finirà o meno nei piatti degli americani.