Il vino NoLo va fortissimo negli USA: Lollobrigida rischia il cortocircuito?

Un terzo del fatturato dell'export vitivinicolo italiano è dovuto al vino NoLo che, per la legge, non si potrebbe nemmeno chiamare "vino".

Il vino NoLo va fortissimo negli USA: Lollobrigida rischia il cortocircuito?

Immaginiamo che aprire l’articolo con una spiegazione sia d’obbligo: per farvela breve, con “vino NoLo” si intendono quelle etichette senza alcol (da qui No alcol, per l’appunto) o con una bassa gradazione (Low alcol). Categoria forse sottovalutata ma che, a oggi, rappresenta più di un terzo degli acquisti di vino italiano nel florido mercato a stelle e strisce, secondo il più recente rapporto redatto dall’Osservatorio economico dell’Unione italiana vini riguardo i primi nove mesi dell’anno in corso.

Una malizia del destino, evidentemente, considerando che per la legge del nostro caro e vecchio Stivale il vino NoLo non si potrebbe neanche chiamare “vino”. D’altro canto il nostro ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, lo sa bene: una delle sue prime sfuriate fu proprio indirizzata al vino senza alcol, che avrebbe dovuto per l’appunto lasciare cadere il nome “vino”. Come reagiranno i paladini della Sovranità Alimentare all’autorità dei numeri?

Il vino NoLo italiano spopola negli Stati Uniti

vino

Diamoci un’occhiata, dunque, a ‘sti numeri. Complessivamente, durante i primi nove mesi del 2023 sugli scaffali dei supermercati a stelle e strisce sono stati venduti vini italiani per un valore di 906 milioni di euro (una quota, è bene notarlo, a cui di fatto manca l’importo – comunque ovviamente più modesto – della ristorazione). Di questo patrimonio, 387 milioni di euro (il 42% circa, tanto per intenderci) sono di fatto stati realizzati dal vino NoLo.

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La domanda, in altre parole, sorge spontanea: al netto dei dati appena presi in esame, il vino NoLo meriterà di essere considerato come una eccellenza da tutelare o promuovere, o si continuerà stolidamente a volere dichiarare, con pungente arroganza, che il vino senza alcol non merita di portare questo nome?

Guai a dire che la storia non abbia senso dell’umorismo, insomma. Numeri alla mano, più di un terzo del fatturato del flusso in export italiano di vino è realizzato da prodotti che non si potrebbero nemmeno chiamare così. A determinarlo è il Testo Unico sul Vino (legge 238 del 2016), che riserva il nome “vino” a quei prodotti che possano vantare un titolo alcolometrico non inferiore agli otto gradi.

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Alla luce di questo, è bene notare che il vino NoLo non viene commercializzato in Italia, ma esportato in altri mercati – compreso quello statunitense, ovviamente – dove non sussistono leggi di questo genere.

I numeri messi a segno dal vino NoLo, in ogni caso, rimangono una fertile possibilità di riflessione. “Il modello italiano” ha commentato a tal proposito il segretario generale dell’Unione italiana vini, Paolo Castelletti “rimane chiaramente quello tradizionale dell’alta qualità e del sistema delle denominazioni, ma ciò non esclude l’apertura verso forme produttive più “laiche”, con “contaminazioni” che assecondino una domanda giovane sempre più disimpegnata e spesso attenta al grado alcolico”.