Inflazione, ecco com’è cambiato il carrello della spesa: meno prosciutto e olio d’oliva

La crescita del tasso di inflazione ha impattato notevolmente il carrello della spesa: gli italiani si sono allontanati dai prodotti costosi.

Inflazione, ecco com’è cambiato il carrello della spesa: meno prosciutto e olio d’oliva

La formula è dolorosamente semplice – quando tutto costa di più la prima cosa che viene a mancare è il “lusso”. Questione di stringere la cinghia, in altre parole: ecco, è così che potremmo riassumere l’effetto del tasso di inflazione in costante crescita sul carrello della spesa degli italiani, che si presenta sensibilmente più leggero – e meno ricco di prodotti costosi, come avremo modo di vedere – alle casse del supermercato. Una tendenza che ormai ha radici ben salde: basti dare un’occhiata a quanto emerso dal Rapporto Coop 2022, presentato lo scorso settembre, in cui si raccontava di una fetta sempre più notevole di consumatori dello Stivale che andavano a rinunciare agli alimenti “Premium o Gourmet”, o di fascia alta se preferite.

Inflazione: un carrello della spesa più leggero e uno scontrino più basso

spesa al supermercato

Ebbene, i primi mesi dell’anno in corso non hanno fatto altro che confermare quanto abbiamo visto nel 2022. “Da un lato gli aumenti dei prezzi, che nel 2022 hanno fatto rincarare del 6,4% il costo medio del carrello della spesa (con punte del +7,4% nel nord-est), e dall’altro la diminuzione dell’1,5% della pressione promozionale (scesa al 23,7%) hanno spinto a ripensare gli acquisti, in particolare nelle famiglie più giovani e in quelle con figli piccoli” ha spiegato a tal proposito Elena Pezzotti, Insight Analyst di NielsenIQ.

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In altre parole si acquista meno e soprattutto si va a sacrificare, come accennato, gli acquisti di alimenti notoriamente più costosi. Il più recente rapporto redatto da Ismea-NielsenIQ svela, ad esempio, che nel 2022 le vendite di olio extravergine di oliva sono calate del 6% su base annua, con il prezzo che nello stesso lasso di tempo è aumentato addirittura del 14% (e piccola parentesi – considerando che la siccità sta mutilando i raccolti non dovrebbe sorprendere vedere ulteriori rincari).

Stessa storia per carne e prosciutto: il Parma Dop ha subìto un calo a volume dell’11,4%, le carni bovine hanno fatto -4,4% e il pesce fresco ha chiuso l’anno a -13%. È bene tuttavia vuotare che questo vuoto nel carrello della spesa viene sovente abitato da prodotti tendenzialmente meno costosi: il rapporto indica, in questo senso, aumenti per le vendite di mortadella (+11%), carni suine (+4%), uova (+4,7%) e merluzzo surgelato (+11%).

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C’è una particolare categoria, infine, che sembra abbia saputo resistere notevolmente meglio delle altre alle correnti del tasso di inflazione. “Nel primo bimestre 2023 la crescita maggiore a volume è stata quella degli alimenti per sportivi (+28%) mentre la frutta secca ha messo a segno un aumento del 5,1%, entrando tra le prime 20 categorie top” spiega ancora Elena Pezzotti, sottolineando come il prendersi cura del proprio benessere fisico e mentale sia rimasto una forte priorità per gli abitanti dello Stivale.