Influenza aviaria, è emergenza anche in Giappone: abbattuti 10 milioni di uccelli

L'influenza aviaria sta colpendo anche gli allevamenti in Giappone: le autorità locali riportano abbattimenti da record.

Influenza aviaria, è emergenza anche in Giappone: abbattuti 10 milioni di uccelli

Non che esista un lido risparmiato dall’imperversare della stagione epidemica attuale di influenza aviaria, ormai ampiamente riconosciuta dalla comunità scientifica europea (e non solo) come la peggiore della storia: mentre le segnalazioni di casi e focolai continuano a fioccare nel contesto del Vecchio Continente, infatti, il Giappone ha già abbattuto quasi dieci milioni di pennuti nei suoi allevamenti in questa sola stagione, qualificandosi così per un nuovo (e certamente indesiderato) record. L’annuncio è arrivato direttamente dal ministero dell’agricoltura del Paese del Sol Levante, che ha citato nel frattempo un aumento generalizzato delle segnalazioni di casi di positività su tutto il territorio nazionale.

Influenza aviaria: la situazione in Giappone e nel mondo

polli

Più precisamente, il numero dei pennuti uccisi per tentare di contrastare la diffusione del morbo è salito a ben 9,98 milioni di esemplari, con il caso più recente che giunge dalla Prefettura di Ibaraki: qui, infatti, le autorità sanitarie locali hanno dichiarato di avere iniziato le operazioni di abbattimento per circa 930 mila polli in una fattoria situata nella periferia della città di Shirosato, dove una serie di test genetici ha confermato la presenza dell’influenza aviaria negli uccelli presenti.

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La mole complessiva di abbattimenti nipponici altro non è che una minima parte di quelli complessivi, che dallo scorso ottobre a oggi ammontano a oltre 140 milioni di uccelli uccisi; ma è comunque preoccupante: il precedente numero di abbattimenti record nel contesto del Paese del Sol Levante fu registrato nel lasso di tempo compreso tra novembre 2020 e marzo 2021 ed era di 9,87 milioni di esemplari (dati del ministero dell’Agricoltura, delle foreste e della pesca).

Il dibattito etico, naturalmente, è acceso come non mai: al di là delle evidenti ripercussioni economiche, infatti, quanto può essere sostenibile un’industria che è apparentemente in grado di sopravvivere solamente uccidendo decine di milioni di animali? E la situazione non accenna affatto a migliorare – in Giappone come nel resto del mondo. Nel primo caso, ad esempio, sono già state segnalate un record di 56 focolai in 23 delle 47 prefetture del Paese.

Allargando il nostro punto di vista per coinvolgere anche il resto del mondo, invece, troviamo una situazione similarmente disperata: le segnalazioni dei cosiddetti “primi casi”, che portano alla celere introduzione dello stato di allerta sanitaria, sono all’ordine del giorno, con Panama e Niger che sono i più recenti; mentre nemmeno i Paesi già più colpiti, come la Francia, sembrano essere al sicuro – tanto che il Ministro dell’Agricoltura locale ha annunciato un ulteriore peggioramento della pandemia.