Influenza aviaria: l’epidemia globale causa abbattimenti incontrollati e crudeli di animali

A causa dell'epidemia mondiale di influenza aviaria, numerosi animali stanno subendo abbattimenti coatti. Ma davvero non c'è alternativa?

Influenza aviaria: l’epidemia globale causa abbattimenti incontrollati e crudeli di animali

È sotto gli occhi di tutti, ma forse non gli si dà abbastanza risalto: l’epidemia globale di influenza aviaria sta causando abbattimenti incontrollati e crudeli di molti animali. Fra gli animali morti a causa del virus e quelli abbattuti a scopo preventivo, perché sintomatici o anche solo sospetti di contaminazione, si parla di qualcosa come 50 milioni di volatili abbattuti solamente in Europa e UK, mentre negli USA è la peggior epidemia degli ultimi sette anni. Ma davvero non ci sono metodi meno cruenti?

Influenza aviaria: il caso dei fenicotteri del Monte Irpinu

oche

Qualche giorno fa avevamo parlato del fatto che, a causa della morte di alcuni pavoni per il virus dell’influenza aviaria (all’inizio le morti erano sospette, ma poi la presenza del virus H1N1 è stata accertata dall’Istituto Zooprofilattico di Sassari), era stato disposto l’abbattimento preventivo di più di 200 fra pavoni, anatre e oche nel parco e oasi naturalistica di Monte Irpinu. La notizia aveva scatenato le ire degli animalisti, che avevano organizzato anche delle proteste.

Il problema, però, è che a rischio sono anche i fenicotteri che da tempo nidificano e fanno tappa in queste zone: verranno abbattuti anche loro? Al momento tutta la zona è transennata: alle persone è vietato accedervi (la paura è che il salto di specie possa interessare anche l’uomo, così come avvenuto recentemente in Spagna). Inoltre sono anche state chiuse altre attività vicine, come una scuola, un tennis club e un parco giochi (ovviamente si tratta di chiusure temporanee per consentire alle autorità sanitarie di fare i controlli del caso).

Quello che fa nascere delle perplessità, però, è l’abbattimento coatto degli animali. In realtà lo “stamping out” è una procedura prevista sin dagli anni Settanta per cercare di bloccare i focolai di malattie a rapida diffusione. Si era partiti con l’afta epizootica, con la peste bovina e la peste suina, ma la medesima metodica è poi stata applicata anche ad altre malattie. La stessa Asl 8 di Cagliari, tramite Mario Ignazio Lai, dirigente del Servizio di Sanità Animale, ha spiegato che in queste situazioni non ci sono alternative: le procedure prevedono gli abbattimenti.

Ok, dal punto di vista logico ed epidemiologico, non ci sono alternative. Ma questo non impedisce di porsi domande: non ci sono altri sistemi? Metodi meno cruenti? Che non sterminino interi stormi di animali? In realtà, secondo i regolamenti europei, è possibile evitare le uccisioni di massa, ma solo nel caso in cui si riescano a confinare adeguatamente gli animali. E purtroppo questo spesso non è possibile. Anzi: è difficile farlo negli allevamenti di polli al chiuso, figuriamoci in caso di animali selvatici.

Un caso analogo è quello relativo alla peste suina. Dappertutto si parla di abbattimenti di massa di maiali (anche di quelli da compagnia nelle zone rosse) e cinghiali, ma in alcuni casi delle alternative sono state trovate, vedi per esempio quanto accaduto alla Sfattoria degli Ultimi di Roma o a La Spezia, dove il sindaco si è rifiutato di procedere con l’abbattimento di una famiglia di cinghiali, spostandoli poi in un’area protetta.

Non esistono metodi meno cruenti?

Ma non è solo qui da noi che vengono chiesti metodi meno cruenti per risolvere il problema degli abbattimenti preventivi di massa dei volatili a causa dell’influenza aviaria. Già da tempo negli USA sono scoppiate polemiche in merito ai metodi troppo cruenti utilizzati nell’uccisione dei polli.

Finora negli Stati Uniti più di 49 milioni di volatili sono morti a causa dell’influenza aviaria, vuoi per il virus, vuoi per l’abbattimento preventivo. Il fatto è che uno dei metodi preferiti è quello noto come “ventilation shutdown plus” o VSD+: si tratta di esporre i volatili, vivi, a un’elevata temperatura ambientale per un minimo di tre ore. In pratica vengono “cotti” vivi. Per utilizzare questo metodo, al momento, gli allevatori devono richiedere uno speciale permesso, dimostrando che non ci sono altre soluzioni alternative.

In Europa questa pratica viene considerata molto dolorosa e i funzionari avvertono: non dovrebbe mai essere usata. Eppure negli USA, i produttori vogliono che questo sia reso il metodo “preferito”: se la loro richiesta passasse, non dovrebbero più chiedere l’autorizzazione e non dovrebbero più dimostrare che gli altri metodi usati, come la sovraesposizione all’anidride carbonica o l’uso della schiuma antincendio, non siano applicabili alla loro situazione.

Al momento, però, le regole dell’USDA per l’abbattimento dei volatili seguono le linee guida dell’AVMA, l’American Veterinary Medical Association, che spiegano che il VSD+ viene consentito solamente in circostanze limitate d’emergenza, quando gli altri metodi non siano disponibili.