Influenza aviaria, scatta l’allerta in Veneto: ecco le misure per ridurre il rischio

Scatta l'allerta per l'influenza aviaria in Veneto: le autorità sanitarie hanno diffuso alcune linee guida da seguire con attenzione.

Influenza aviaria, scatta l’allerta in Veneto: ecco le misure per ridurre il rischio

L’Italia nord orientale trema per la minaccia dell’influenza aviaria: appena una settimana fa, nella giornata di giovedì 22 settembre, le autorità sanitarie hanno individuato in un allevamento all’aperto di tipo multispecie situato nel territorio in provincia di Treviso un focolaio ad Alta Patogenicità (HPAI). Stando al rapporto redatto dal Ministero della Salute al momento della conferma erano presenti ben 700 animali: i primi sintomi e casi di mortalità furono segnalati dal titolare appena una manciata di giorni prima, sabato 17, e da lì avevano preso ad aumentare con ritmo preoccupante. L’intervento dei servizi veterinari dell’Ulss 2 Marca trevigiana, in un certo senso, non ha fatto altro che ufficializzare un timore che già albergava nell’aria; e in seguito alle analisi del caso – e alla successiva conferma – le autorità sanitarie regionali hanno ritenuto opportuno allargare lo stato d’allerta all’interno Veneto.

polli

Nel corso della riunione dell’Unità di Crisi della Regione Veneto, cui hanno partecipato l’Ulss 2 Marca Trevigiana e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, sono state redatte una serie di linee guida e misure che tanto i più piccoli allevamenti a carattere familiare quanto i privati cittadini devono seguire con grande attenzione, in modo tale da contenere il più possibile il rischio di contagio: occorre evitare il contatto della fauna selvatica con il pollame; mantenere il cibo e l’acqua al coperto; circoscrivere e coprire l’area in cui vivono i volatili in modo che non possano entrare in contatto con quelli selvatici e infine segnalare al Servizio veterinario ogni episodio di mortalità. Non si tratta certamente di un caso isolato: non troppo tempo fa, infatti, vi abbiamo raccontato di come l’attuale stagione epidemica sia la peggiore mai registrata in Europa.