Dal 2012 il latte intero è bandito dalle mense scolastiche statunitensi. Fu il presidente Obama a porre il veto su questa particolare tipologia di prodotto, con l’obiettivo di ridurre il tasso di obesità infantile. Tredici anni dopo, la nuova amministrazione al potere ha idee un po’ diverse.
Secondo l’ultimo rapporto strategico del piano “Make America Healthy Again”, il governo a stelle e strisce intende ampliare la scelta negli istituti scolastici e nei programmi alimentari governativi, riaffiancando al latte scremato e parzialmente scremato quello che finora è stato visto come un nemico per la salute. Ma cosa dice la scienza?
Il latte intero è meno salutare?
Dopo le elucubrazioni sulla salubrità o meno dei coloranti alimentari e dello sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, tocca al latte diventare oggetto dei ragionamenti governativi negli Stati Uniti. Da più di un decennio, a seguito di una manovra a firma Obama, il latte intero è vietato nelle mense scolastiche e nei programmi alimentari governativi.
Oggi tutto viene rimesso in discussione, con il commissario per l’alimentazione e i farmaci, Marty Makary, che afferma di voler porre fine alla lunga guerra contro i “grassi naturali saturi”, affermando che le linee guida finora emanate dal governo si basano su principi non confermati da prove scientifiche.
Ed è proprio questa la campana che vogliamo sentire, quella della scienza, appoggiandoci sulla risposta di Walter Willett, professore di epidemiologia e nutrizione presso la Harvard T.H. Chan School of Public Health. Prima di addentrarsi nel merito del latte intero vs. scremato, Willett nota come molti degli studi sui rischi cardiaci causati dai latticini in generale – a prescindere dal loro specifico contenuto di grassi – identifichino questi prodotti come “neutrali” (cioè non più o meno rischiosi) rispetto ad altri.
Ma per poterlo affermare, dice il professore, bisogna capire con quali altre categorie alimentari viene effettuato il paragone; spesso si tratta di cibi quali carni rosse e processate, o bevande zuccherate – metri di paragone non proprio adatti al confronto, perché posti grossomodo sullo stesso piano del latte in termini salutari.
Ma poiché è il contenuto di grassi il vero oggetto della diatriba, è su questo aspetto che bisogna soprattutto soffermarsi: Willett è del parere che se si consuma una sola dose di latte al giorno, la quantità di lipidi incide in maniera trascurabile sul rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Che si tratti di latte intero, scremato o parzialmente scremato, dunque, l’indicazione sembra essere quella spesso valida per cui la virtù sta nel mezzo.