Le piante assetate o sotto stress “piangono”, ha svelato uno studio

Ebbene sì, le piante "piangono" - specialmente quando le lasciate senza nulla da bere o tagliate i loro steli.

Le piante assetate o sotto stress “piangono”, ha svelato uno studio

In genere quando, alle scuole elementari, la maestra di scienze svela che le piante sono esseri viventi, la classe viene scossa da un moto di incredulità: “Ma in che senso?”, “Ma tipo i cani?”. Ebbene, la realtà è che le piante non solo respirano – “piangono” pure, e lo fanno soprattutto quando hanno sete o si trovano a dovere affrontare situazioni di forte stress. La scoperta, documentata in uno studio pubblicato sulla rivista Cellci racconta che le piante che necessitano di acqua o i cui steli sono stati recentemente tagliati possono produrre fino a 35 suoni l’ora, mentre le piante ben idratate e i cui rami non sono stati tagliati emettono circa un suono all’ora.

La cosa più strana? Topi e pipistrelli sentono le piante che “piangono”

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Ora, confrontarsi con una scoperta del genere non può che portare a farsi qualche domanda: tanto per cominciare, com’è che non abbiamo mai sentito una pianta fare rumore? Eppure i gerani abbandonati al sole estivo per andare a fare una settimana al mare avrebbero dovuto urlare abbastanza forte da svegliare i vicini. Ecco, la verità è che i suoni in questione – il “pianto”, tanto per intenderci – sono di fatto ultrasonici, compresi tra i 20 e i 100 kilohertz, che li rendono virtualmente impercettibili all’orecchio umano.

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Discorso diverso, però, per pipistrelli, topi e falene, che potrebbero vivere in un mondo dominato dai suoni delle piante. Vi immaginate, considerando la siccità che sta strozzando buona parte dell’Italia, che esperienza orribile dev’essere? Altro che quieta campagna – un paesaggio infernale dominato da urla e lamenti. Scherzi (o quasi) a parte, quel che è ancora più interessante è che il team che ci ha consegnato lo studio in questione ha per di più scoperto che le stesse piante sono in grado di rispondere ai suoni prodotti dagli animali.

La seconda domanda che sorge spontanea non può che riguardare il modo in cui gli scienziati siano arrivati a una scoperta del genere. Ve la facciamo semplice: Lilach Hadany dell’Università di Tel-Aviv in Israele e i suoi colleghi hanno messo piante di tabacco (Nicotiana tabacum) e pomodoro (Solanum lycopersicum) in piccole scatole dotate di microfoni, che hanno captato una serie di rumori altrimenti impercettibili ai ricercatori.

Tali rumori si facevano tanto più evidenti o insistenti per le piante che pativano la sete o che avevano recentemente subito dei tagli. Eppure le piante non hanno né corde vocali né polmoni: come fanno a emettere dei suoni? L’ipotesi formulata dai ricercatori riguarda lo xilema, un sistema di “tubi” o canali che trasportano acqua e sostanze nutritive dalle radici agli steli e alle foglie.

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L’acqua all’interno di questi canali è tenuta insieme dalla tensione superficiale, e quando una bolla d’acqua viene a formarsi o a rompersi, ecco che si registra un rumore simile a un leggero scoppio – un meccanismo che funziona con maggiore intensità in caso di stress idrico.

Il team ha dunque prodotto un modello di apprendimento automatico con una precisione di circa il 70% per dedurre, in base ai suoni prodotti, se una pianta stesse patendo la sete o se stesse “lamentando” il taglio di una sua parte. Dopodiché il tutto è stato applicato a una serra con grano, mais e uva e, con l’aiuto di un programma per computer addestrato a filtrare il rumore di fondo del vento e delle unità di condizionamento dell’aria, gli studiosi hanno potuto ascoltare ancora una volta il suono delle piante e trarre le loro conclusioni.