L’inutile crociata di Simone Pillon contro le “pomiciate lesbiche” in un vecchio spot Lavazza

Il popolo dei social di Simone Pillon e soci si indigna per uno spot Lavazza considerato troppo LGBTQ friendly. Ma è un video vecchio, e c'è da chiedersi perché esca fuori di nuovo oggi.

L’inutile crociata di Simone Pillon contro le “pomiciate lesbiche” in un vecchio spot Lavazza

Già nel 2020, quando uscì, lo spot Lavazza che parlava di tolleranza, umanità e rispetto l’uno per l’altro venne fortemente contestato. Uno spot bellissimo, a dire il vero, delicatissimo, realizzato dall’Agenzia Armando Testa con una serie di immagini una dopo l’altra, accompagnate dal “Discorso all’Umanità” de Il Grande Dittatore, il monologo in cui Charlie Chaplin si rivolge al mondo intero con un indimenticabile messaggio di pace. Di pace mica tanto, si dirà, se ancora oggi, un po’ inspiegabilmente, quel video firmato Lavazza viene preso di mira da una parte del web, quella rappresentata da Simone Pillon e dal suo seguito di seguaci. Che poi, sarebbe innanzitutto da capire perché Simone Pillon e soci si indignino adesso, a cinque anni di distanza dalla messa in onda di quel video, ripubblicandolo sui social e commentandolo in maniera sprezzante.

Non rilancia lo spot Pillon (a lui non la si fa), per non far fare views a una Lavazza in cerca di visibilità. Però non accetta che gli vengano propinate delle “pomiciate lesbiche di due ragazze colorate” con la scusa di parlare di pace, e rilancia con un’immagine di una bella famigliola tradizionale. Immagine generata con l’Intelligenza Artificiale, perché evidentemente non ne ha trovata neanche una reale.

L’idignazione fuori tempo massimo di Simone Pillon

simone pillonC’è da dire che Simone Pillon non è l’unico ad aver ripreso quello spot firmato Lavazza. Sui social l’hashtag relativo all’azienda è di tendenza da qualche giorno, e il motivo principale è proprio quel video datato 2020. Chi grida al boicottaggio, ci parla – come Pillon – di “ideologia woke”.

Il mondo dei social sembra aver ripescato, piuttosto casualmente a dire il vero, un vecchio filmato dal web per combattere una nuova battaglia virtuale, di cui evidentemente si sentiva il bisogno in questo fine d’agosto in cui il campionato è appena iniziato, è ancora troppo presto per rimettersi davvero al lavoro e sembrano improvvisamente mancare gli scontrini per cui indignarsi.

Cosa sta davvero succedendo a Lavazza?

lavazza crema e gusto 11,99 euro

In realtà c’è da dire che forse non tutto avviene per caso, nemmeno in quel marasma caotico che sono i social network. Quest’ondata di indignazione verso la più importante azienda italiana produttrice di caffè avviene con un tempismo perfetto, che indica forse un buco d’immagine improvviso, come talvolta accade – anche non del tutto in maniera spiegabile e razionale – sul web.

Nelle scorse settimane, infatti, ha suscitato una certa viralità l’immagine del caffè Lavazza Crema e Gusto venduto a 11,99 euro nel pacco da mezzo chilo, per un totale di 23,98 euro al chilo. La foto ha suscitato un bel po’ di indignazione, come simbolo dell’inflazione e del caffè passato improvvisamente da prodotto quotidiano a prodotto di lusso (come era stato ampiamente annunciato a dire il vero, anche da Lavazza stessa, che aveva lungamente parlato di un aumento dei prezzi dovuto a diversi fattori).

E certo il Crema e Gusto al prezzo di uno specialty è cosa che merita un’attenzione, e anche una riflessione. Eppure, c’è anche da dire che forse non è esattamente il suo prezzo. Non sappiamo infatti dove sia stata scattata una foto (magari in una boutique di Porto Cervo, per dire), ma la verità è che basta fare una ricerca online per trovare il Crema e Gusto a prezzi un tantino diversi. 19.70 euro al chilo su Carrefour online, per dire; 11,70 euro al chilo su Spesa Online di Unes (anche se è pur vero che sullo shop online di Lavazza sta tra i 28 e i 31 euro al chilo, poco meno dei 39 euro che ci vogliono per comprare il loro ¡Tierra! For Cuba, uno dei top di gamma dell’azienda, e allora forse presumiamo ci sia un errore).

Da lì è probabilmente partita la viralità dell’indignazione web nei confronti di Lavazza, poi (più o meno inspiegabilmente) virata verso il “video di propaganda LGBTQ+”. L’importante, per i social e per il popolo di Simone Pillon, ogni tanto sembra essere indignarsi. Non importa come e perché, purché si possa fare un post disgustato.