Verso la fine del 2024 abbiamo riportato le intenzioni del governo di dare una stretta alle recensioni online, per contrastarne la deriva negativa che, stando ai dati raccolti dal Centro Studi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, può influire negativamente sui fatturati fino al 30%.
Recensioni false, vendute in pacchetti da agenzie poco raccomandabili, opinioni al limite dell’insulto: per i pubblici esercizi che ne sono vittime, una regolamentazione non può più essere rimandata.
A confermare la gravità della situazione sono i dati di un sondaggio condotto da Epam, l’Associazione pubblici esercizi di Confcommercio Milano, secondo cui per il 60% degli intervistati le recensioni online non verificate “costituiscono un problema concreto che danneggia la reputazione e i fatturati della propria impresa”.
Le voci dei professionisti
Durante l’assemblea di Confcommercio, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha ricordato in una nota come il governo vuole intervenire sulla questione.
«In Parlamento, c’è la proposta normativa all’attenzione del Senato che prevede sulle recensioni online misure concrete: dalla limitazione temporale per la loro pubblicazione (entro 15 giorni dalla fruizione del servizio), alla necessità di verificarne l’autenticità, fino al diritto per le imprese recensite di replicare e chiedere la rimozione di commenti ingannevoli o superati. Per la prima volta si riconoscerebbe alle imprese un diritto all’oblio digitale vietando esplicitamente il commercio di recensioni”.
Parole apprezzate da Lino Stoppani, presidente di Epam e Fipe, che ha commentato così: “apprezziamo l’iniziativa del Governo. Siamo di fronte a un passaggio decisivo per la credibilità del mercato digitale e per la tutela di migliaia di imprese, in particolare micro e piccole attività, che non possono difendersi da recensioni false o malevole. Ora è fondamentale non arretrare di fronte alle pressioni delle grandi piattaforme internazionali”.
Ma gli utenti ancora ci credono

Nonostante il sostegno del governo e delle associazioni di categoria però, l’iniziativa non è vista di buon occhio proprio dalle piattaforme più importanti di recensioni online come TripAdvisor a Trustpilot, motivo che ha spinto Fipe e Confcommercio a collaborare con Hotrec, l’associazione europea di riferimento per il turismo, con la campagna “Stop Fake Reviews”.
Tra i dati diffusi riguardanti l’utilizzo delle recensioni online, ce ne sono due che sembrano apparentemente contraddittori: il primo è quello per cui il 70% dei consumatori si basa sulle informazioni online, TripAdvisor e soci compresi, per scegliere il locale in cui passare la serata, il secondo è il 66% degli utenti ha dichiarato di “imbattersi regolarmente in recensioni inattendibili”, numero a cui aggiungere l’8,6% ossia la percentuale di recensioni dichiarate false nel 2024, secondo i dati forniti dallo stesso sito del gufo.
In attesa di vedere se le iniziative del governo porteranno effettivamente a qualcosa, e se i grandi operatori del settore accetteranno le restrizioni richieste dall’Italia sull’utilizzo dei propri servizi, forse numeri come quelli sopra impongono un lavoro sugli utenti finali: se così tanti si imbattono in recensioni che riconoscono come poco attendibili, perché ci ostiniamo a volerle usare?