McDonald’s e Starbucks vogliono abrogare la legge sul salario minimo: i dipendenti insorgono

McDonald's e Starbucks vogliono abrogare la legge californiana che mira a garantire un salario minimo ai lavoratori dei fast food.

McDonald’s e Starbucks vogliono abrogare la legge sul salario minimo: i dipendenti insorgono

Non ci piace usare l’espressione “Era troppo bello per essere vero”: sarebbe meglio pensare che, in un modo o nell’altro, ci sia sempre spazio per la sorpresa e l’ottimismo. Per descrivere quanto sta accadendo in California, tuttavia, ci sembra inevitabile affidarci a queste parole. Un piccolo recap: un paio di mesi fa circa lo stato americano in questione approvò una legge – la AB 257 – per garantire ai lavoratori del fast food un salario minimo di 22 dollari l’ora oltre a una serie di altri benefici e tutele sul posto di lavoro. Tutto meraviglioso, insomma – se non fosse che Starbucks, McDonald’s e altre catene stiano cercando di fare approvare un referendum per abrogare tale legge. I dipendenti, com’è giusto che sia, stanno cercando di fare sentire la propria voce.

Fast food e salario minimo: la situazione della California

starbucks

Come accennato la AB 257 offre a più di mezzo milione di lavoratori di fast food un salario minimo a livello di settore, e ha introdotto un consiglio amministrativo con il compito di stabilire una serie di standard in tutto il settore che migliorino le condizioni di lavoro. È importante notare, in questo contesto, che di fatto i lavoratori di questo settore della California hanno hanno più del doppio delle probabilità di vivere in povertà rispetto ai colleghi provenienti da altri stati a stelle e strisce – un’anomalia che spiega in maniera decisamente eloquente il motivo per cui la AB 257 sarebbe così importante.

La Fast Food Industry Coalition, tuttavia, ritiene che la legge in questione sia una minaccia per le proprie attività, e si è pertanto attivato per bloccare il tutto e ripristinare l’ordine secondo le norme precedenti. “L’avidità aziendale si è messa in mezzo. Starbucks si è messo in mezzo. McDonald’s si è messo in mezzo” riassume David Green, un assistente sociale presso il Dipartimento dei servizi per l’infanzia e la famiglia della contea di Los Angeles. “Vogliono che voi viviate in povertà” ha commentato, riferendosi ai dipendenti dei fast food. “Vogliono togliervi la voce”.

La storia è vecchia come il mondo – i dipendenti, agli occhi delle aziende, non sono altro che una voce al registro delle uscite. Una voce da schiacciare, da annullare, da comprimere affinché occupi il minore spazio possibile. “Il nostro obiettivo è che tutti questi lavoratori possano ottenere un salario dignitoso” ha commentato ancora Green. “Devono essere in grado di mettere su famiglia con dignità”.

Come andrà a finire? È presto per dirlo. Starbucks è già ampiamente apparso sulle nostre pagine per condotte non troppo amichevoli nei confronti dei loro dipendenti – ci viene alla mente quando una manager ha accusato alcuni lavoratori di aggressione e rapimento per aver chiesto un aumento, o alla lunga diatriba con i sindacati.