McDonald’s in Italia vale lo 0,1% del Pil (ma il junk food costa al sistema sanitario)

McDonald's vale lo 0,1% del PIL italiano: quanto può pesare, però, l'impatto del consumo di junk food sul sistema sanitario?

McDonald’s in Italia vale lo 0,1% del Pil (ma il junk food costa al sistema sanitario)

Gli archi dorati sono ormai diventati una componente conosciuta nel panorama del nostro caro e vecchio Stivale – ma a quanto ammonta, in termini puramente numerici, l’effettivo impatto economico (e occupazionale, che d’altro canto si tratta di grandezze spesso e volentieri intrecciate l’una con l’altra) di McDonald’s in Italia? E soprattutto, come va a bilanciarsi con il peso del cosiddetto junk food sul sistema sanitario?

Una domanda curiosa e legittima: una risposta almeno parziale ci arriva da Dario Baroni, Amministratore delegato del ramo italiano del colosso a stelle e strisce, di recente intervenuto a margine della presentazione dell’ultima analisi condotta dall’Istituto Althesys “Condividere Valore” e presentata presso Palazzo Ripetta in quel di Roma per commentare la performance economica di McDonald’s Italia.

McDonald’s in numeri

mcdonald

L’aspetto più interessante del parlare di numeri è che, per quanto un dato possa essere esatto in senso lato, c’è spesso e volentieri una zona di ombra che si annida dietro l’apparente aridità delle cifre. Ma bando alle ciance: “L’impatto di McDonald’s sul sistema paese in termini di valore condiviso, è stato nel 2022 di ben 1,9 miliardi di euro, pari allo 0,1% del prodotto interno lordo italiano” ha spiegato Baroni, facendo per di più notare che si tratta di un “valore assolutamente in crescita del 35% rispetto al pre pandemia al 2019”.

McDonald’s è sempre più caro, e i suoi clienti sempre più ricchi McDonald’s è sempre più caro, e i suoi clienti sempre più ricchi

Importante considerare, come accennato nelle righe precedenti, anche e soprattutto l’aspetto occupazionale: “Sempre nel 2022 il totale degli impiegati di McDonald’s in Italia ammontava a ben 32.000 persone” continua Baroni. “Anche questo è in forte crescita e non solo, abbiamo piani di occupare altre 12.000 persone entro il 2025”. Poi qualche parola dedicata agli investimenti fatti direttamente sulla filiera agroalimentare italiana: “Abbiamo spostato gradualmente le forniture all’interno del nostro Paese, e a oggi abbiamo circa l’85% dei fornitori che sono italiani, per acquisti pari a 436 milioni di euro, anche questi in fortissima crescista – circa il 65% – rispetto ai valori del 2019”.

Insomma, a conti fatti il peso specifico degli archi dorati è innegabilmente considerevole; ma come abbiamo anticipato in apertura di articolo ci piacerebbe aprire una piccola parentesi, con la speranza che possa essere di riflessione, sull’impatto “sanitario” del junk food (considerando, naturalmente, che questa non è affatto un’esclusiva di McDonald’s).

Numerosi, forse addirittura numerosissimi, gli studi che ci mettono in guardia sulle conseguenze del consumo di cibo ultraprocessato – dalla dipendenza all’aumento del rischio di sviluppare tumori, passando anche e soprattutto per potenziali problemi di salute mentale -; conseguenze che si trovano poi a cadere a pioggia sulle spalle dei sistema sanitario. La domanda, in questo senso, sorge spontanea: in che direzione decidiamo di fare pendere l’ago della bilancia?