Nelle ultime settimane il sacro e il profano si sono incontrati più volte in Vaticano e poco fuori dalle sue mura, specie a tavola. Tra gelati creati in onore del defunto pontefice e confessioni sulle trattorie romane più frequentate dai cardinali, siamo riusciti a gettare un occhio sul panorama gastronomico della capitale in veste religiosa. Le indiscrezioni giungono alle orecchie dei giornali anche riguardo ai pasti serviti durante il conclave che, per così dire, non hanno esattamente soddisfatto le aspettative.
Il menu del conclave
Fra una fumata e l’altra, i porporati dovevano pur mettere qualcosa sotto i denti; ma dalle voci che giungono alle testate – specie da parte di certi cardinali statunitensi – non si è di certo trattato di piatti gourmet.
Fra i porporati che si sbottonano sulla questione c’è il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, che ironizza: “Il cibo? Diciamo solo che è stato un ottimo stimolo per terminare il prima possibile“, racconta ai microfoni della CNN senza trattenere le risate.
Gli fa eco il collega Joseph Tobin, arcivescovo di Newark; neanche lui si impegna per nascondere la delusione, ma ammette che alla fine delle votazioni è stato servito “un pasto incredibile”. Sarà forse tutta una tattica per evitare che i cardinali ci predano gusto e si trattengano più del dovuto?
Che fosse o meno una strategia studiata, sembra abbia comunque funzionato: il conclave a ‘sto giro è durato meno di due giorni, con quattro votazioni sufficienti a mostrare al mondo la fumata bianca (in linea con le tendenze degli ultimi anni).
Che la mensa di Santa Marta non fosse esattamente un fine dining, comunque, si sapeva già. Sul menu è generalmente prevista una colazione leggera (come pane e marmellata), un pranzo più sostanzioso (primo, secondo, contorno e frutta) e una cena frugale per favorire il riposo. Banditi superalcolici e piatti troppo elaborati; il vino è concesso, ma in moderazione.