Nuovo round della guerra delle orecchiette a Bari, la vicenda che coinvolge le pastaie diventate ormai un’attrazione turistica internazionale. Le storture nate da questo fenomeno social, come accade per tutti i casi di luoghi e situazioni rese virali, sono arrivate velocemente. Alcune delle pastaie baresi, inebriate da tanto successo (e da cotanto giro di denaro), avrebbero sostituito le orecchiette fatte da loro con orecchiette industriali, spacciandole per artigianali agli entusiasti turisti. Tanto che ne sanno loro, campioni del mordi e fuggi, che sembrano volere più una foto da postare che un piatto di pasta da mangiare? E così, c’è finita di mezzo la Procura, che ha avviato un’indagine per truffa, e pure il Comune di Bari, che ha provato a mediare tra quella che in effetti sembra essere una tradizione da tutelare e la possibilità che ci possano essere truffe e irregolarità ai danni dei turisti e dell’immagine della città come destinazione.
Il nuovo episodio della “guerra delle orecchiette”
Insomma. Le buone intenzioni, c’è da dire, c’erano tutte. Sembrava da entrambe le parti. Il Comune aveva chiesto alle signore delle orecchiette di seguire delle regole, di mettersi a norma con HCCP e tutto, approfittando di corsi offerti dall’amministrazione. In fondo, quella delle pastaie lungo le strade di Bari Vecchia è una bella tradizione, una bella immagine da vendere all’estero. O no? Dalla loro, alcune delle pastaie si sono effettivamente adeguate alle normative, o almeno ci hanno provato, anche se poi forse, qua è là, sembra aver prevalso la volontà di fare soldi facili.
Almeno così sembra, a giudicare dall’ultimo sequestro avvenuto nei vicoli di Bari Vecchia, in cui i Carabinieri hanno sequestrato dalle bancarelle delle pastaie 151 chili di merce. Taralli dolci e salati, orecchiette e pomodori secchi, venduti senza autorizzazione, spacciati per artigianali quando invece non lo erano. Di nuovo.
E, se è vero che alcune delle pastaie, con grande buona volontà, hanno capito l’importanza di mettersi in regola, è anche vero che la guerra delle orecchiette continua, ancora e ancora. E il dilemma resta: meglio tutelare quella che è un’antica tradizione locale (e un oggettivo richiamo di attrazione turistica) o meglio far prevalere la legge, fosse anche a costo di vietare la pratica delle orecchiette in mezzo alle stradine del centro di Bari?