Olio di palma, l’India riduce le tasse sulle importazioni

L'India ha esteso una riduzione delle tasse sulle importazioni di olio di palma raffinato "fino a nuovi ordini".

Olio di palma, l’India riduce le tasse sulle importazioni

Ok, prima di tuffarci nella proverbiale “ciccia” è bene fare una piccola, brevissima introduzione: l’anno scorso, e più precisamente nel dicembre del 2021, l‘India decise di ridurre la tassa di importazione di base sull‘olio di palma raffinato, portando i dazi complessivi sulle sue importazioni al 13,75% dal 19,25% precedente. Un taglio netto e piuttosto importante, che naturalmente ha reso le manovre di import di olio di palma raffinato particolarmente redditizie per le raffinerie locali, che tradizionalmente preferivano invece importare la versione grezza del prodotto in questione. Questa nuova struttura agevolata avrebbe dovuto avere una durata massima di un anno circa, con scadenza prevista per il 31 dicembre 2022: le autorità di Nuova Delhi, tuttavia, hanno ritenuto opportuno estendere i tagli ai dazi “fino a nuovi ordini”.

L’India, un “cliente” importante per l’olio di palma

claim olio di palma

“Le importazioni di olio di palma raffinato sono aumentate quest’anno a causa della riduzione dei dazi” ha per l’appunto riconosciuto Sandeep Bajoria, amministratore delegato di Sunvin Group, una società di intermediazione e consulenza per oli vegetali. “Anche nei prossimi mesi continueremo a vedere importazioni di circa 200.000 tonnellate di olio di palma raffinato al mese”. È importante notare, rimanendo in questo contesto, che l’India importa in media più di due terzi del suo fabbisogno complessivo di olio commestibile e che negli ultimi mesi si è trovata a lottare per contenere un aumento dei prezzi locali.

Il Paese importa olio di palma principalmente dai principali produttori al mondo – ossia, per i più curiosi, Indonesia e Malesia -, mentre altre tipologie di olio, come quello di soia o l‘ormai costosissimo olio di girasole, provengono da Argentina, Brasile, Ucraina e Russia.

Olio di colza al posto dell’olio di girasole in etichetta: la denuncia Codacons Olio di colza al posto dell’olio di girasole in etichetta: la denuncia Codacons

Non si tratta della prima manovra mossa dalle autorità governative indiane nel contesto dei flussi di export e import: solamente nell’ultimo anno, infatti, in quel di Nuova Delhi hanno a più riprese ritenuto opportuno chiudere i rubinetti di più beni alimentari, come lo zucchero e soprattutto il grano; con quest’ultimo che aveva determinato nuove ondate di incertezza (e aumenti di prezzo) nel mercato agroalimentare globale, già naturalmente sconvolto dallo scoppio della guerra in Ucraina.

Contestualmente vi ricordiamo che, come ormai di consueto quando si parla di olio di palma, non manca una fitta rosa di controversie sull’argomento: di recente, ad esempio, l’Unione Europea ha deciso di vietare l’import di prodotti che hanno legame o che diversamente derivano dalle pratiche di deforestazbione; mentre alcuni produttori hanno sollevato qualche dubbio sulla effettiva sostenbibilità economica della produzione di olio di palma sostenibile.