Ortofrutta: l’export è in salute, ma il saldo positivo in valore è calato del 38%

L'export di ortofrutta italiana riesce a mantenere una tendenza tutto sommato positiva, anche se si segnalano alcune difficoltà.

Ortofrutta: l’export è in salute, ma il saldo positivo in valore è calato del 38%

Luci e ombre sul flusso di export dell’ortofrutta italiana: il più recente rapporto redatto da Fruitimprese sulla base dei dati forniti dall’Istat racconta di una performance fondamentalmente positiva, ma comunque macchiata da alcune incertezze legate a problemi produttivi. Ma procediamo con alma: dopo il record risalente a due anni fa la tendenza si è riuscita a mantenere una traiettoria positiva con un valore in leggera crescita (5,3 miliardi di euro la mole complessiva, in crescita di un +1,5%). Piccola flessione, invece, per quanto riguarda i volumi, che si scostano dello -0,4% rispetto ai livelli fatti registrare lo scorso anno. Il dato che ha subito il calo più importante riguarda invece il saldo positivo a valore (attestatosi a circa 666 milioni di euro), crollando del -38% e tornando così ai livelli del 2020.

Ortofrutta, il rapporto di Fruitimprese: tutti i dettagli sull’export italiano

ortofrutta

In flessione anche il saldo a volume, (-110.001 tonnellate), risultato della differenza fra le quantità importate (3,7 milioni di tonnellate) e quelle esportate (circa 3,6 tonnellate). Prima di tuffarci ad analizzare le difficoltà in cui il settore si è trovato a inciampare, però, dedichiamo ancora qualche parola al proverbiale bicchiere mezzo pieno: sul podio del flusso di export del nostro caro e vecchio Stivale si trovano le mele con un valore totale di 863 milioni di euro, seguite da uva da tavola (738 milioni) e kiwi (509 milioni).

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Buona, tutto sommato, anche la performance di pesche e nettarine (+43,5%) – complice una stagione pessima per la Spagna, che come sappiamo ha anche in parte innescato la carenza che nelle ultime settimane si è abbattuta sui supermercati del Regno Unito -; mentre il comparto della frutta fresca in generale si è mantenuta su buoni livelli (2,8 miliardi, +6,3%), nonostante la congiuntura estremamente complicata per il settore.

Le difficoltà più grosse provengono invece per le pere e per le arance, con i produttori che si trovano costretti a dovere fare i conti con i problemi produttivi che si trascinano da anni a questa parte. Gli agrumi, in particolare, recuperano valore nell’export (+2,4%), ma le quantità importate (403mila tonnellate) risultano il doppio di quelle esportate (201mila tonnellate).

Il calo dei consumi si è invece abbattuto in particolar modo sulle esportazioni di frutta secca, crollate addirittura del 25,8%; mentre le importazioni (aumentate nel complesso dell’+11,7%) con forti aumenti per quanto riguarda il comparto dei legumi e degli ortaggi (con valori a +34,1%), banane e ananas (rispettivamente a +12,6% e + 15,9%).

“L’ortofrutta fresca conferma il suo peso strategico nell’economia del Paese come seconda voce del nostro export agroalimentare, dopo il vino” ha commentato il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi. “La competitività delle nostre imprese è stata messa a dura prova nel 2022 dagli aumenti di tutti gli input produttivi, ma non ha perso dinamismo”.