Palermo: in carcere dopo una lite con la moglie per i sofficini, archiviata l’inchiesta

A Palermo è stata archiviata l'inchiesta in merito al marito che era finito in carcere dopo una lite con la moglie a causa dei sofficini.

Palermo: in carcere dopo una lite con la moglie per i sofficini, archiviata l’inchiesta

È giunta al termine una vicenda giudiziaria iniziata a Palermo nel 2019: un uomo era finito in carcere dopo una lite con la moglie per i sofficini. Adesso, a distanza di due anni, la Procura ha chiesto che l’inchiesta venga archiviata.

Torniamo al 2019, al 5 dicembre per la precisione. Una sera un uomo aveva dato in escandescenze contro la moglie e la sorella quando, tornando a casa dal lavoro, nel piatto aveva trovato i sofficini. Si era infuriato così tanto da lanciare il piatto per aria urlando che lui non li avrebbe mai mangiati e che nessun altro avrebbe mangiato.

L’uomo, un raccoglitore di ferro e cartone residente in una casa popolare dello Sperone, si era assai alterato tanto che la moglie aveva deciso di chiamare i Carabinieri. Tuttavia, nonostante l’arrivo dei militari, l’uomo aveva continuano a urlare, arrivando a minacciare di gettare giù dal balcone moglie e sorella.

Così ai Carabinieri non era rimasto altro da fare che arrestare l’uomo in quanto temevano che la situazione potesse peggiorare. Si arriva così all’udienza di convalida. Qui l’indagato aveva spiegato con calma al giudice di aver sbagliato a tirare il piatto per aria, solo che avrebbe preferito un euro di prosciutto o di salame al posto di quei sofficini.

L’uomo aveva poi continuato ribadendo che la moglie sapeva perfettamente quanto odiasse i sofficini: più volte le aveva chiesto di evitare di cucinarglieli. Situazioni come queste si verificano ogni giorno in tutte le parti del mondo, solo che, questa volta, era degenerata rapidamente tanto da costare all’uomo due giorni di carcere.

Tuttavia il suo avvocato aveva sottolineato che l’uomo era incensurato e che non c’erano a suo carico altre denunce per maltrattamenti in famiglia. Il gip si era così deciso a convalidare l’arresto, ma senza custodia cautelare in carcere come invece richiesto dal PM. Così, dopo due giorni in cella, l’uomo era tornato a casa dalla moglie e dalla sorella.

A distanza di sei mesi queste ultime, le quali avevano presentato denuncia, avevano dato una ridimensionata alle accuse. L’uomo si era comportato in quel modo solo quella volta: secondo la moglie aveva poi sempre agito come “un marito normale”.

Visto che il reato di maltrattamenti prevede atti del genere continuativi, alla fine della fiera alla Procura non è rimasto altro che archiviare tutta l’indagine.