Pane, pasta e latte: nella legge di Bilancio si parla di un anno senza IVA

Nella prossima legge di Bilancio fa capolino l'ipotesi di un anno senza IVA per pane, pasta e latte. Ma tutto deve essere ancora deciso

Pane, pasta e latte: nella legge di Bilancio si parla di un anno senza IVA

Si vocifera che nella prossima legge di Bilancio, quella che dovrebbe essere decisa lunedì, ci possa essere il taglio dell’IVA per pane, pasta e latte per un anno. A Palazzo Chigi, infatti, si sta cercando di dare sostegno ai nuclei famigliari più deboli. A dire il vero sono diverse le proposte in gioco, tutto sta nel vedere quali verranno approvate.

Taglio dell’IVA per pane, pasta e latte?

pasta

Nella discussione in merito sulla Manovra del 2023, ecco che Governo e maggioranza hanno parlato dell’ipotesi di azzerare l’IVA su pane, pasta e latte per tutto l’anno. In realtà, l’idea di tagliare l’IVA su alcuni prodotti di uso comune, non avrebbe un costo eccessivo: si parla di mezzo miliardo se verrà applicata in un anno solo su alcuni prodotti alimentari.

Vista l’inflazione, sembrerebbe una cosa buona e giusta. Tuttavia le associazioni dei consumatori non sono proprio così sicure che sia tutto oro quello che luccica. Secondo Massimiliano Dona di Unione nazionale dei consumatori, per una famiglia normale cambierebbe assai poco non pagare l’IVA su questi prodotti.

Prendendo a modello i dati Istat, ogni anno una famiglia spende 261,72 euro per il pane, 142,08 euro per il latte e 140,40 euro per la pasta. Se l’IVA viene azzerata, vuol dire che togliamo 10 ,7 euro per il pane, 5,40 euro per la pasta e 6,90 euro per il latte, con un risparmio annuo totale di 21,56 euro.

Anche il Codacons parla di “una misura mediatica” che non dà nessun vantaggio regale al consumatore. Dello stesso parere anche Assoutente che sostiene non solo come questo sia un bluff che non porterà nessun vantaggio per le famiglie, ma che la tassa sulle consegne a domicilio che il Governo vuole applicare verrà ovviamente scaricata sui consumatori che si troveranno aumentati i prezzi di questi servizi.

Mauro Antonelli dell’Unc, poi, ha sottolineato altri due problemi. Il primo è che questo è un incentivo “a pioggia”, destinato a ricadere su tutti, anche sulle famiglie più benestanti che di sicuro non hanno bisogno di tali aiuti. In secondo luogo c’è un altro aspetto della questione da considerare. Questi soldi finirebbero davvero con l’andare nelle tasche delle famiglie? Per fare questo, infatti, i commercianti dovrebbero matematicamente mettersi a tagliare l’IVA sul prezzo finale.

Prendiamo i panettieri: dovrebbero ritoccare i prezzi al ribasso abbassando il prezzo finale, quello con IVA inclusa, del 3,846%. Ma lo farebbero davvero? Si metterebbero davvero a fare un ritocchino in difetto del genere? Non è più probabile che il prezzo per il consumatore finale rimanga sempre lo stesso e che quell’IVA tolta non finisca solo per diventare un qualcosa di più che rimane nelle tasche dei commercianti?

Questo si chiede Antonelli, il quale sostiene che sarebbe meglio tagliare l’IVA su luce e gas, nonché rinnovare il bonus di 200 euro voluito da Draghi in quanto fornirebbe davvero alle famiglie liquidità contante. E solo a chi ne ha davvero bisogno.