Parmigiano Reggiano minacciato dal caro prezzi: i costi di produzione salgono del 50%

Anche il Parmigiano Reggiano si trova a essere minacciato dal caro prezzi: il rischio è quello di non riuscire a produrre abbastanza latte.

Parmigiano Reggiano minacciato dal caro prezzi: i costi di produzione salgono del 50%

Nemmeno il Parmigiano Reggiano, una delle produzioni più iconiche e influenti del nostro caro vecchio stivale, è al sicuro dalla minaccia del cosiddetto caro prezzi: secondo la lettura fornita dalla sezione lattiero-casearia di Confagricoltura Emilia Romagna, infatti, il rischio è quello che gli allevatori decidano di ridurre il numero di capi determinando, di conseguenza, un calo della produzione complessiva di latte. Uno scenario che, di fatto, pare stia assumendo giorno dopo giorno i connotati sempre più delineati della certezza: occorre infatti considerare che i costi di produzione del latte per il Parmigiano Reggiano hanno subito un aumento compreso tra il 40 e il 50%; mentre quelli per le operazioni di trasformazione del 35-45% su base annua.

latte

Una situazione di emergenza che ha le sue radici nelle conseguenze della siccità estiva, che a sua volta determinò un notevole calo produttivo, e ovviamente nella folle crescita del prezzo dei beni energetici che hanno fatto gonfiare a dismisura il costo di produzione. Non è da escludere, per di più, che gli allevatori e le aziende zootecniche – evidentemente sprovviste di liquidità – decidano di vendere immediatamente parte del latte crudo sul mercato spot destinandolo così ad altri usi; minacciando ulteriormente la produzione di Parmigiano. Nelle stalle della Dop, infatti, si stima che la spesa per l‘energia elettrica sia passata mensilmente da 24 a 76 euro per capo nel periodo 2021-2022, il gasolio agricolo da 15 a 35 euro/capo e l’erba medica per l’alimentazione del bestiame da 56 a 96 euro/capo.

Si acuisce, nel frattempo, anche la crisi del latte alimentare per il semplice consumo diretto: “Il prezzo del latte crudo alla stalla è sottostimato da decenni” ha commentato a tal proposito il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini “e adesso con l’incasso di un mese l’allevatore ripaga a malapena il mangime e il carburante, restano fuori tutte le altre spese. Poi non si capisce perché permanga una sostanziale differenza tra le quotazioni stabilite negli ‘accordi quadro’, attualmente sui 60 centesimi circa al litro iva inclusa, e quelle del libero mercato”.