Pasta: il 61% della produzione nazionale viene esportata all’estero

Il mondo ha sempre più fame di pasta: negli ultimi dieci anni i consumi totali sono praticamente raddoppiati.

Pasta: il 61% della produzione nazionale viene esportata all’estero

Sapete quel che è praticamente raddoppiato negli ultimi dieci anni? Il tasso di inflazione? Ottimo tentativo, ma niente da fare – la risposta è errata. Un altro piccolo indizio: siamo i più grandi consumatori al mondo con circa 23 chilogrammi pro capite. Naturalmente stiamo parlando della pasta: nell’ultima decade i consumi sono passati da 9 a circa 17 milioni di tonnellate, con gli italiani che, come accennato, guidano la classifica dei più ghiotti. Gli abitanti della Penisola, tuttavia, non si limitano certo a mangiarla: basti pensare che nel corso del 2021 il 61% della produzione nazionale di penne, fusilli, spaghetti e compagnia bella è di fatto stata esportata all’estero – una mole equivalente a 75 milioni di porzioni che ogni giorno sono state impiattate nelle case e nei ristoranti di quasi 200 Paesi.

fusilli nello scolapasta

Si tratta di quanto emerso da una recente ricerca redatta dall’Unione Italiana Food, che ha preso in esame i ristoranti italiani all’estero per analizzare l’anima dei cosiddetti pasta lover declinandola attraverso lo sguardo di chi, la pasta, la cucina e la serve ogni giorno. Secondo la ricerca in questione, per l’82% dei ristorati interpellati (le punte più alte in Giappone e Francia) il consumo di pasta è di fatto aumentato, confermando una tendenza che avevamo già visto attiva nei consumi casalinghi, durante e dopo il lockdown). La tecnica di preparazione è quella che conosciamo tutti: acqua che bolle e fuoco accesso fino al raggiungimento dei tempi previsti (67%, con aficionados soprattutto in Francia e in Giappone); mentre la cosiddetta cottura passiva (gas spento e coperto chiuso, per intenderci) viene praticata solo nel 2% dei casi. Sarà interessante verificare, in questo contesto, se l’appello di Barilla aiuterà ad aumentare la popolarità di questa pratica.

In compenso, la filosofia della pasta al dente, che è di fatto sinonimo di approccio italiano alla pasta, si è affermata anche all’estero. Lo afferma l’82% dei cuochi interpellati. In Francia e USA la pasta è al dente praticamente in tutti i ristoranti. Mentre il 18% – con punte del 40% in Giappone – si “piega” al gusto locale che a volte la preferisce stracotta. In altre parola lo stile dell’approccio alla pasta è all’insegna della tradizione, con lo spazio dedicato all’avanguardia che di fato risulta piuttosto limitato: il 55% dei ristoranti serve ricette regionali italiane, il 31% ripropone la tradizione e solo il 14% ritiene che il glocal sia la strada giusta.