Pasta: il DNA del grano duro è quasi 4 volte più complesso di quello umano

Pasta: il DNA del grano duro è quasi 4 volte più complesso di quello umano

Sulla rivista Nature Genetics è stata pubblicata la mappa genetica del DNA del grano duro. Definita come il DNA della pasta, si tratta di una ricerca che aiuterà a ottenere nuove varietà di frumento capaci anche di resistere alla siccità, di rendere maggiormente e di avere più nutrienti. Sette Paesi, 60 ricercatori e 5 anni di lavoro: vi sembra troppo per del semplice grano? Il fatto è che il genoma del grano duro non è così semplice come si possa pensare: è quasi quattro volte più grande e complesso del DNA umano.

Cosa ci dice la mappa del DNA del grano duro?

Lo studio internazionale guidato da Luigi Cattivelli (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’economia agraria – Crea) ha analizzato il genoma del grano duro di varietà frumento Svevo. Grazie alla sua mappatura genetica è stato anche possibile risalire all’albero genealogico del grano duro. Questa pianta dalla quale ricaviamo la semola per produrre la pasta, pare che si sia evoluta partendo dal farro, qualcosa come 3.000-4.000 anni fa. La continua selezione, gli incroci e il miglioramento genetico hanno poi contribuito a creare il grano duro che conosciamo oggi. La cosa interessante è che tutti questi passaggi hanno lasciato delle tracce nel DNA del grano, tracce che si possono attualmente identificare.

Conoscere queste modifiche permetterà in futuro di scoprire quali siano i geni che permettono al grano di resistere alla siccità, alle malattie, di avere una maggior resa e più nutrienti: in questo modo si potranno ottenere varietà sempre migliori. Inoltre l’identificazione di tali modifiche permette di tracciare le diverse varietà di grano con una certa precisione, tutelando la sicurezza alimentare.

Nel corso della ricerca, poi, è anche stato identificato il gene che provoca l’accumulo del cadmio, un metallo tossico presente in alcuni terreni. Grazie alla manipolazione genetica, si potranno ottenere varietà di grano prive di questo gene. Speriamo solo che vengano valutati attentamente tutti gli effetti, anche quelli secondari e non immediatamente visibili, di queste modifiche genetiche.