L’Italia che ha vinto la Coppa del mondo di pasticceria nel 2021 viene oggi celebrata in un libro: “La tecnica, il gusto e la squadra”, pubblicato da Chirotti Editore, scritto da Sarah Scaparone, in collaborazione con il Club Italia. “Per ricordare e raccontare, e ancora di più per spiegare e illustrare, specie alle giovani leve, qual è il percorso e quali sono gli ingredienti per raggiungere il successo”.
Il 25 settembre 2021 c’è stata a Lione una vittoria storica per l’Italia alla Coupe du Monde de la Pâtisserie: Lorenzo Puca, Andrea Restuccia e Massimo Pica campioni del mondo, con il merito di tutto il “sistema Italia”, Alessandro Dalmasso, presidente del Club Italia, insieme a Emmanuele Forcone, Francesco Boccia e Fabrizio Donatone, oltre a tutti gli amici e ai partner che hanno sostenuto questa straordinaria esperienza.
Arricchito da disegni, fotografie e QR-Code per accedere a contenuti video, il libro ripercorre gli allenamenti (infiniti a causa della pandemia, che ha fatto spostare due volte la data della competizione), gli studi e le prove tecniche, raccontando anche di come siano stati ideati e sviluppati i dolci, i dessert e le pièce artistiche, e di quanto sia stata importante l’innovazione tecnica all’interno di ogni proposta.
E poi ci sono i racconti personali, spaccati di vita condivisi e vissuti in un mondo parallelo a quello reale, momenti di gioia e di sconforto, emozioni, delusioni. Come quella relativa all’eliminazione della prova di scultura del ghiaccio che, per volere del neo presidente Pierre Hermé, ha trasformato indiscutibilmente la competizione.
Dichiara Sarah Scaparone, giornalista enogastronomica di Torino: “Poter mettere nero su bianco la partecipazione italiana alla Coppa del Mondo di Pasticceria 2021 è stato per me un onore e anche un’emozione. Non capita tutti i giorni di vivere la vittoria di un campionato mondiale, di conoscere di persona chi c’è dietro questa impresa e di poterla raccontare, per provare a trasmettere che cosa significhi a livello professionale e soprattutto umano. Perché allenarsi per la Coupe du Monde cambia le persone ed è una continua sfida con se stessi: ore e ore, giorni, mesi chiusi in un laboratorio a provare e riprovare misurandosi con i propri limiti, accettando quelli degli altri, rafforzandosi nelle difficoltà. “È quasi come una scuola militare”, mi hanno ripetuto più volte i quattro campioni, perché la concentrazione e la disciplina ti forgiano e non puoi permettere di distogliere l’attenzione dal tuo obiettivo. Osservare qualche allenamento, ascoltare le discussioni, ammirare la crescita estetica e di gusto, assaggiare il risultato di alcune prove di gara e poi vivere la due giorni di Lione in prima linea, per raccontarla al mondo, gridare e cantare insieme l’inno nazionale, commuovermi per la vittoria, ballare fino a tarda notte: è un’esperienza che porterò nel cuore per sempre!”.