Una delle moderne magie che più colpisce viaggiatrici e viaggiatori europei di ritorno dal Paese del Sol Levante è la strabiliante varietà di distributori automatici presenti nelle città. Le macchinette giapponesi sono un’inesauribile fonte di colori, sorprese e merende mai viste prima (almeno da noi occidentali). Dai distributori che offrono cibo durante i terremoti a quelli che distribuiscono acqua senza bottiglie, dall’arcipelago asiatico arriva ogni giorno una nuova variante di vending machine. Quella di cui vi parliamo oggi non è pioneristica tanto nel contenuto, quanto nel contenitore: si chiama Haku ed è una sorta di camaleonte delle macchinette automatiche. Vediamo perché.
Come funzionano i distributori “mimetici”

Il giapponese DyDo Group ha messo a punto una nuova tipologia di distributori automatici, creati per mimetizzarsi con l’ambiente circostante. La versione base è bianca (da cui deriva il nome Haku), ma l’idea è che queste macchinette possano trasformarmi a seconda delle esigenze, assumendo tonalità neutre per disturbare meno il paesaggio o, al contrario, dando un tocco di colore tramite immagini e video laddove appropriato.
La prima ad adottare il prototipo è stata la produttrice d’auto giapponese Toyota, che ha integrato l’esperimento all’interno della sua Woven City, un “ecosistema totalmente connesso, alimentato a idrogeno” che mira alla sostenibilità e a una vita incentrata sull’essere umano, con obiettivo emissioni zero entro il 2050.
Se vi state chiedendo come sia possibile vedere e acquistare i prodotti se tutto ciò che è visibile all’occhio è un pannello bianco, la risposta sta nella tecnologia. I distributori sono infatti dotati di codici QR appositi che, una volta inquadrati, mostrano un menu digitale delle bevande disponibili, da acquistare e pagare direttamente tramite smartphone.