Pesca, ancora tensioni per il caro carburante: i pescatori si dividono

Continuano le tensioni dovute al caro carburante: il settore della pesca è spaccato tra chi sciopera e chi, invece, continua a lavorare.

Pesca, ancora tensioni per il caro carburante: i pescatori si dividono

Il prezzo del carburante sta costringendo diverse pescherie a tirare giù la serranda, e il settore italiano della pesca si sta sforzando di far valere le proprie ragioni organizzando dei movimenti di protesta. Movimenti che, tuttavia, non possono contare su di una spinta del tutto organica: in molti, infatti, continuano a uscire in mare nonostante le difficoltà economiche, attirando su di sé il malcontento (e in alcuni casi anche le intimidazioni) di chi, invece, ha deciso di adottare una linea dura e gettare l’ancora in porto.

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Insomma, la tensione è alle stelle. La stessa Fedagripesca-Confcooperative, in concomitanza con le altre sigle del mondo associativo e sindacale del settore in questione, si è rivolta al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese affinché vengano introdotte misure di vigilanza atte a garantire la sicurezza di chi vuole continuare a pescare; pur non condannando chi, invece, ha deciso di incrociare le braccia e attendere al porto gli interventi promessi dal Governo.

In questo contesto l’ottimismo necessario a traghettare le difficoltà potrebbe arrivare proprio da Bruxelles: stando a quanto dichiarato da Fedagripesca in una nota, infatti, dovrebbe essere prossima l’intesa sul “rimborso dei costi aggiuntivi sostenuti per l’acquisto del gasolio utilizzando risorse del Feampa, Fondo europeo per gli affari marittimi, pesca e acquacoltura; il ché produrrebbe un abbassamento dei costi, come se venisse fissato una sorta di tetto al prezzo”. La stessa associazione ha poi ricordato che, nell’ambito della crisi energetica, sono proprio i sistemi di pesca a soffrire maggiormente dei rincari – basti pensare che un peschereccio di medie dimensioni consuma tra i 700 e gli 800 litri di gasolio al giorno.