Pesca, la Russia si rifiuta di osservare le restrizioni per la cattura dello scorfano

La popolazione di scorfano atlantico pelagico nel Mare di Irminger è così bassa che le autorità internazionali hanno deciso di vietarne la pesca. La Russia, però, non è d'accordo.

Pesca, la Russia si rifiuta di osservare le restrizioni per la cattura dello scorfano

Lo scorfano atlantico pelagico è una specie che abita le acque del Mare di Irminger, nelle estreme propaggini settentrionali del mondo. Si tratta di un pesciolone in grado di crescere fino al mezzo metro di lunghezza e con una durata di vita di circa 60 anni, tradizionalmente pescato in grandi numeri almeno fino al 2020 – anno in cui alcuni scienziati provenienti dall’Islanda, dalla Germania e dalla Russia hanno esaminato lo stato di salute di alcuni stock e tratto la conclusione la popolazione locale stava diminuendo rapidamente. Una scoperta che ha spinto il Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (CIEM), un organo consultivo regionale per la pesca con sede in Danimarca, a raccomandare di interrompere seduta stante le operazioni di pesca, in modo tale da favorire la ripopolazione. Tutti i Paesi che partecipavano abitualmente alla cattura – UK, Islanda, Norvegia, Groenlandia e altri – hanno aderito, ma uno in particolare non ne ha voluto sapere – la Russia.

“No perché no”

pesca

Da Mosca si sono rifiutati categoricamente di interrompere la cattura dello scorfano in acque internazionali, e hanno in seguito informato la Commissione per la pesca nell’Atlantico nord-orientale (NEAFC) di aver condotto da sé una “seria ricerca scientifica” circa l’effettiva salute degli stock, che ha dimostrato “l’affidabilità delle sue valutazioni”. In altre parole – avete torto marcio, noi abbiamo ragione e di pesci ce n’è abbastanza.

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L’altra parte dello schieramento, manco a dirlo, è fortemente scettica dei risultati russi: un rapporto del CIEM ha descritto l’approccio russo come non “sufficientemente documentato”; mentre un rappresentante dell’UE ha confidato al The Guardian che ai negoziati NEAFC il comitato di Mosca non ha offerto alcuna prova scientifica che potesse giustificare la propria posizione.

La pesca dello scorfano, nel frattempo, continua a grande ritmo. Nel 2017, prima che il CIEM raccomandasse la cessazione di tutte le attività, la Russia catturò poco più di 24 mila tonnellate. Quattro anni più tardi, con il divieto in vigore e gli altri Paesi fermi, ha comunque pescato circa 22 mila tonnellate.

È bene notare che di fatto la Russia non è legalmente vincolata alle decisione prese dal NEAFC. Qualsiasi nazione, a onore del vero, è libera di protestare contro le quote decise e catturare quanti pesci vuole – un approccio che, ad esempio, viene assunto nel caso delle aringhe e degli sgombri. Solitamente, tuttavia, un parere scientifico sulla salute degli stock viene universalmente rispettato.

A preoccupare la comunità scientifica è per di più il lentissimo ciclo di riproduzione dello scorfano atlantico pelagico, che vede le femmine portare le uova per sei mesi prima della schiusa e i giovani necessitare di 10 o 15 anni per raggiungere l’età riproduttiva – una lentezza che, unita allo sfruttamento eccessivo, sta mettendo in serio pericolo la sopravvivenza della specie.