Pesca: l’aumento delle giornate di fermo danneggia le imprese

Federpesca ha spiegato che l'aumento del numero delle giornate di fermo pesca stabilite con l'ultimo decreto danneggiano fortemente le imprese del settore.

Pesca: l’aumento delle giornate di fermo danneggia le imprese

Federpesca non ha dubbi: le misure messe in atto dal nuovo decreto del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, quelle che in pratica stabiliscono un aumento del numero di giornate di fermo della pesca a strascico nel corso del 2021, danneggiano le imprese del settore.

Federpesca ha sottolineato che si tratta di una decisione che non è condivisa dal Tavolo di Consultazione Permanente per la Pesca e l’Agricoltura. Oltretutto questo decreto non solo è stato emanato in un momento di grave difficoltà per tutto il settore, ma anche quando il ministro in carica è assente (ricordiamo che Teresa Bellanova si è dimessa dal suo incarico il 14 gennaio 2021 a seguito della crisi di governo scatenata da Matteo Renzi. Attualmente si attende che Mario Draghi decida chi sia il nuovo ministro dell’Agricoltura, anche se qualcuno fa il nome di Matteo Salvini).

La Federazione ribadisce che tale provvedimento rende insostenibile il lavoro delle imprese del settore. La riduzione del numero di giornate lavorative causa una riduzione della produttività al di sotto della soglia di redditività. Ma non solo: è al di sotto anche della soglia di sopravvivenza.

Fra l’altro, poi, tale misura non è abbinata a iniziative similari per salvaguardare le risorse e l’ambiente marino, iniziative he sono state messe in campo nel Mediterraneo sia per quanto riguarda l’Unione Europea, sia per quanto riguarda i paesi extra-UE.

L’introduzione di tali misure si tradurrà con la chiusura di migliaia di imprese e relativa perdita di occupazione diretta e dell’indotto. Si tratta di una reazione a a catena che finisce col danneggiare tutta la filiera alimentare, fino ad arrivare anche ai consumaotir finali.

Per questo motivo Federpesca ha chiesto un incontro urgente con il prossimo ministro dell’Agricoltura, non appena Mario Draghi svelerà il suo nome.

Fra l’altro, sulla questione, era intervenuta a fine dicembre anche PescAgri, la quale aveva chiesto all’UE di non ridurre le giornate in mare nell’Adriatico.