Pesca: lo sgombro non è più una scelta alimentare sostenibile

Lo sgombro non rappresenta più una scelta alimentare sostenibile: la pesca eccessiva ha innescato un declino della popolazione.

Pesca: lo sgombro non è più una scelta alimentare sostenibile

Lo sgombro non è più una scelta alimentare sostenibile. La pietra dello scandalo, come certamente avrete potuto intuire, riguarda le popolazioni di questa particolare specie in continuo declino a causa della pesca eccessiva: nonostante lo sgombro dell’Atlantico nord-orientale sia stato considerato una scelta rispettosa dell’ambiente da prima del 2011, i banchi sempre più scarsi hanno spinto gli esperti della Marine Conservation Society (MCS, per gli amici) a introdurre una regolamentazione più severa per quanto riguarda la cattura. La MCS è di fatto responsabile della Good Fish Guide, una pubblicazione che raccoglie 186 classificazioni ambientali per pesci e altre specie marine e che, nella sua più recente edizione, ha visto 20 animali passare nell’elenco delle “catture da evitare”.

Pesca eccessiva: lo sgombro sta diventando sempre più raro

pesca

“La popolazione di sgombri dell’Atlantico nord-orientale è in calo dal 2015″ ha commentato Charlotte Coombes, responsabile della Good Fish Guide. “Le comunità di pescatori e la fauna selvatica dipendono da questa specie, ma la continua pesca eccessiva sta mettendo entrambi a rischio”. L’MCS ha soprattutto individuato nella mancata collaborazione tra i paesi che maggiormente si occupano della pesca allo sgombro – Norvegia, Islanda, Regno Unito e altri Stati europei – una delle cause del declino degli stock.

Pesca a strascico: il ministro Francesco Lollobrigida si oppone al divieto europeo Pesca a strascico: il ministro Francesco Lollobrigida si oppone al divieto europeo

Nell’ottobre del 2021 i paesi più importanti nel contesto peschereccio avevano concordato che le catture totali di sgombro nel 2022 non avrebbero dovuto superare il parere scientifico (794.920 tonnellate), ma non si sono preoccupati di suddividere le catture. Il risultato? Nel corso del 2022 sono state pescate 1.131.416 tonnellate, una mole che ha superato del 42% quanto consigliato dalla comunità scientifica.

La preoccupazione degli esperti è che il declino delle popolazioni di sgombri potrebbe avere effetti ambientali ben più ampi e compromettere la dieta di diverse specie marine, trattandosi di una preda importante per balene, delfini e tonni. L’MCS, in ogni caso, ha sottolineato di non volere creare allarmismi, e che la situazione è rimediabile con una migliore gestione delle quote di pesca.

È bene notare, tuttavia, che la Good Fish Guide continua a classificare come “sicura” la pesca dello sgombro nel sud-ovest dell’Inghilterra, dove di fatto viene catturato a mano – una modalità a basso impatto e che permette alle autorità competenti locali di controllare in maniera rigorosa le quote di cattura.

Discorso tutt’altro che positivo, invece, per quanto riguarda le anguille, sempre più a rischio estinzione. “L’anguilla compare ancora nei menu di tutto il paese, nonostante sia più in pericolo della tigre del Bengala” ha spiegato Jack Clarke dell’MCS. “Le popolazioni sono diminuite fino al 95% nell’ultimo decennio e i recenti pareri scientifici non potrebbero essere più chiari: è ora di smettere di mangiare l’anguilla”.