Peste suina africana, in Liguria c’è scetticismo per la rete anti cinghiale: “Vediamo se tiene”

Nell'ambito della lotta alla peste suina africana Cia Liguria ha espresso un certo scetticismo nel commentare le reti anti cinghiale.

Peste suina africana, in Liguria c’è scetticismo per la rete anti cinghiale: “Vediamo se tiene”

Reti anti cinghiale? Per carità, ben vengano, ma le misure necessarie al contenimento della peste suina africana sono altre – come le ben più concrete operazioni di depopolamento e l’installazione di gabbie di cattura. Questa, in parole povere, la posizione assunta da Cia Agricoltori Liguria, che di fatto ha espresso un forte scetticismo circa la posa delle reti di contenimento pur definendolo “il primo atto concreto” per rimediare all’emergenza in atto. Le reti, stando sempre al parere di Cia, non possono che rappresentare una prima azione di riduzione della presenza del cinghiale, che tuttavia andrebbe accompagnata da operazioni ben più radicali – checché ne dicano i manifestanti degli ultimi giorni.

cinghiale

“Siamo convinti da tempo che non vi fosse alcun ostacolo  ad avviare da subito, con mezzi adeguati, operazioni di ‘depopolamento'” ha commentato a tal proposito Stefano Roggerone, presidente di Cia Liguria “Così come crediamo che una diffusione delle gabbie di cattura sia uno strumento utile a tutela delle colture, specie di quelle ad alto rischio che sicuramente non vedranno benefici a breve né della recinzione né del piano di abbattimenti, annunciato ma non si sa ancora quando effettivamente messo a calendario”. Commentando le reti anti cinghiale Roggerone non nasconde un certo scetticismo: “Vediamo se tiene”.

“Riteniamo utile e pertanto sosteniamo la richiesta di convocazione di un consiglio regionale aperto avanzata dai colleghi di Confagricoltura” ha poi concluso. “Il tema è tale che necessita della massima coesione e consapevolezza da parte della politica. Auspichiamo che già dal prossimo 14 giugno, data in cui è stato convocato un Tavolo Verde monotematico, si possa avviare concretamente un processo che veda riconosciuto il danno subito dall’economia delle zone soggette a restrizioni, sia avviata l’opera di depopolamento, si definisca un orizzonte temporale al quale tendere per la ripresa dell’ordinaria attività”.