Peste suina africana, via libera per i primi abbattimenti a Viterbo

Tre cinghiali sono stati abbattuti in un'azienda agricola di Viterbo: secondo gli esperti si tratta di interventi utili per evitare la diffusione della peste suina.

Peste suina africana, via libera per i primi abbattimenti a Viterbo

Semaforo verde per le attività di caccia territoriale in quel di Viterbo – e già si contano i primi tre cinghiali abbattuti. La richiesta, presentata da un’azienda agricola del posto, è stata declinata dalle autorità sanitarie e governative locali come parte del “piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana nella specie cinghiale”. Come abbiamo più volte ripetuto in queste pagine, infatti, è importante evitare che il morbo in questione prenda a diffondersi eccessivamente sul territorio nazionale, in modo da diminuire il pericolo che questo penetri all’interno dell’industria degli allevamenti provocando danni economici senza precedenti.

maiali

La misura, per di più, aiuta anche tutte quelle aziende agricole che nel corso degli ultimi mesi sono state prese d’assalto dai cinghiali, denunciando danni alle proprie coltivazioni (pensiamo, in questo caso, alla cantina ligure Durin di Ortovero) e, nei casi più gravi, persino assalti alle persone. Gli interventi di abbattimento sono stati autorizzati per l’ATC VT 2 dalla Regione Lazio lo scorso 28 luglio in continuità con il piano di controllo già attivo nel triennio passato.

“L’autorizzazione è valida fino al 31 luglio 2023” ha spiegato a tal proposito Alberto Scarito, presidente dell’Atc Viterbo 2 “nella superficie compresa nei comuni di Barbarano Romano, Bassano Romano, Bassano in Teverina, Blera, Calcata, Canepina, Capranica, Caprarola, Carbognano, Castel Sant’Elia, Vita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Faleria, Gallese, Monteromano, Monterosi, Nepi, Oriolo Romano, Orte, Ronciglione, Soriano nel Cimino, Sutri, Tarquinia, Tuscania, Vallerano, Vasanello, Vejano, Vignanello, Villa San Giovanni in Tuscia e Vetralla, anche nelle zone di ripopolamento e cattura e nelle oasi di protezione di nostra competenza”.