Vino, il Tar accoglie il ricordo della cantina Durin: potranno sparare ai cinghiali per salvare l’uva

Una delle più importanti realtà della Liguria del vino, l'azienda Durin di Ortovero, ha ottenuto il permesso di sparare ai cinghiali per difendere i propri vigneti.

Vino, il Tar accoglie il ricordo della cantina Durin: potranno sparare ai cinghiali per salvare l’uva

Difendere da sé i propri vigneti dall’imperversare dei cinghiali, con tanto di armi da fuoco e gabbie: questo, in soldoni, è quanto concesso dal Tar a una delle più importanti aziende della Liguria del vino, Durin di Ortovero, che aveva lamentato ingenti danni da parte della fauna selvatica locale alle proprie vigne di proprietà. Vigne che, sistematicamente, venivano deturpate, distrutte, deflorate dalla voracità dei cinghiali, che facevano un sol boccone delle uve prima che queste potessero effettivamente essere raccolte – un fenomeno che rischia di macchiare irreparabilmente una vendemmia già compromessa dalla siccità.

vigneto

Ma riavvolgiamo un poco il nastro: l’azienda aveva, a onor del vero, già richiesto il permesso a cacciare lo scorso 10 giugno, senza tuttavia ottenere alcuna risposta da parte della Regione Liguria. A fronte del silenzio da parte delle autorità regionali, i due titolari dell’azienda – Antonio Basso e Laura Oliveri – hanno dunque presentato un’istanza urgente ai giudici amministrativi proprio contro la stessa Regione e l’Ambito Territoriale di Caccia di Ponente. Va sottolineato che, di fatto, l’udienza in cui si discuterà effettivamente nel merito è fissata per il prossimo 9 settembre, ma “il ricorso evidenzia, avuto riguardo al periodo di imminente maturazione delle uve, la sussistenza di una situazione di estrema gravità e urgenza tale da non consentire la dilazione neppure fino alla prossima camera di consiglio”. In altre parole, occorre agire in fretta per salvare i vigneti – se necessario anche imbracciando il fucile.

Importante notare, per di più, che la decisione del Tar rappresenta un precedente decisamente importante nel contesto attuale, segnato dall’imperversare dei branchi di cinghiali selvatici anche nei centri urbani, dove sono spinti dalla siccità. Segnaliamo, infine come la caccia agli animali sia stata presentata, nell’ambito del ricorso, come l’unica strada percorribile: installare recinzioni elettrificate e meccaniche – come fatto di recente dalla Lombardia per prevenire il dilagare della peste suina africana – è infatti impossibile tanto per i costi da sostenere quanto per la stessa conformazione del territorio interessato.