No, non siamo pronti a fare il pesto senza pinoli

Alberi a rischio, fate il pesto senza pinoli. L'allarme lanciato da un ambientalista americano divide i gourmet

No, non siamo pronti a fare il pesto senza pinoli

Non si può mai stare tranquilli. Nemmeno in cucina. Per esempio, pensavo di poter definire una certezza gli ingredienti di alcune ricette come il pesto. Eppure fa notizia sul New York Times la crociata del biologo Jonathan Slaght per salvare l’ecosistema dei pini coreani nella parte orientale della Russia.

Vi starete domandando cosa c’entrino i pini coreani in Russia con il pesto. E’ presto detto: la maggioranza di pinoli importata negli Stati Uniti per produrre la famosa salsa proviene proprio dal pino coreano, una specie caratteristica delle foreste russo-orientali importante per l’ecosistema della zona. Le specie animali che si nutrono con i frutti di queste piante o che vi trovano rifugio nel corso dell’inverno, già di loro a rischio estinzione, con lo sfruttamento massivo delle foreste rischiano di scomparire del tutto.

Se adesso invece vi state chiedendo perché negli Stati Uniti si consumi il pesto fatto con i pinoli russi la risposta sta nella richiesta fortissima, che fa della specialità genovese la seconda salsa più consumata del mondo dopo quella di pomodoro. Ragione per cui le industrie cercano pinoli di provenienza non solo europea in modo da abbassare i costi di produzione.

Qual è la soluzione proposta da Slaght per salvare l’ecosistema dei pini coreani in Russia? Chiedere a tutti, sì, certo, anche a voi,  di sostituire i pinoli con le noci, gli anacardi o i pistacchi. Siete pronti a rinunciare al sapore meraviglioso e codificato del vero pesto per il bene dell’ambiente?

Ma nella sua generosità Slaght ci offre una seconda possibilità: usare soltanto pinoli di provenienza locale.

Okay, va benissimo questa cosa a noi italiani, specie alla cospicua fetta fissata con il basilico genovese DOP coltivato fino ai 400 metri d’altezza, che per il proprio pesto pretende pinoli altrettanto locali. Resta il fatto che è un pensiero piccolo, indifferente a sfruttamento intensivo, ecosistemi e salute del pianeta. Sarà anche così ma il pesto fatto con le noci, gli anacardi o i pistacchi non è pesto, chiedetelo alla Camera di Commercio di Genova dov’è depositato il disciplinare.

Il pesto è una ricetta italiana, fatta con prodotti delle nostre terre che poco hanno a che vedere con i pinoli di provenienza russa. Se vogliamo provare delle varianti facciamolo ma stiamo cucinando ricette diverse, non per questo verremo puniti e non per questo salveremo un intero ecosistema. Però il pesto ligure è un’altra storia, una storia culinaria da rispettare.

[Crediti | Link: New York Times, Dissapore]