Plastica e contenitori per alimenti: il bisfenolo A è un rischio per la salute, sostiene l’EFSA

Un nuovo parere dell'EFSA ha fatto luce sull'effettiva pericolosità del bisfenolo A, sostanza chimica presente in alcuni tipi di plastica.

Plastica e contenitori per alimenti: il bisfenolo A è un rischio per la salute, sostiene l’EFSA

Il bisfenolo A (BPA per gli amici) è una sostanza chimica ampiamente utilizzata in combinazione con altri prodotti per la produzione di determinate materie plastiche e resine: alcuni esempi pratici comprendono la plastica utilizzata negli erogatori d’acqua, contenitori comunemente impiegati per la conservazione degli alimenti e nelle resine che compongono il rivestimento protettivo interno alle lattine. Secondo il più recente rapporto dell’EFSA, tuttavia, una quantità relativamente ridotta di queste sostanze è in grado di migrare e contaminare gli alimenti e le bevande che contengono, rappresentando un rischio concreto per la salute dei consumatori di tutte le fasce d’età.

Plastica e bisfenolo A: i dettagli del rapporto dell’EFSA

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I nostri lettori più attenti avranno notato che non è la prima volta che sostanze come il bisfenolo A vengono prese in esame per analizzarne le potenziali ripercussioni sulla salute dei consumatori: pensiamo, ad esempio, a un recente studio pubblicato su The Lancet planetary health che ha proposto un legame tra la loro presenza e il rischio di cancro innescato dal consumo di alimenti conservati all’interno di contenitori e plastiche, come la pasta o le zuppe pronte.

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Ma torniamo al più recente rapporto dell’EFSA: “I nostri scienziati hanno esaminato la sicurezza del BPA in modo molto dettagliato” ha commentato il dott. Claude Lambré, presidente del gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sui materiali a contatto con gli alimenti, gli enzimi e i coadiuvanti tecnologici. “Abbiamo esaminato una vasta quantità di pubblicazioni scientifiche, inclusi oltre 800 nuovi studi pubblicati da gennaio 2013. Questo ci ha permesso di affrontare importanti incertezze sulla tossicità del BPA”.

“Negli studi, abbiamo osservato un aumento della percentuale di un tipo di globuli bianchi, chiamato T helper, nella milza”, una crescita che potrebbe portare allo “sviluppo di infiammazioni polmonari allergiche e malattie autoimmuni” oltre a potenziali conseguenze negative sui sistemi riproduttivi e nello sviluppo dei sistemi metabolici. Nel loro approccio a questo particolare caso i ricercatori dell’EFSA hanno applicato un metodo sistematico e trasparente.

“Abbiamo sviluppato in anticipo un protocollo per la selezione e la valutazione di tutte le prove con il contributo delle parti interessate e delle autorità competenti degli Stati membri” ha spiegato il dott. Henk Van Loveren, presidente del gruppo di lavoro dell’EFSA per la rivalutazione del BPA. “I nostri risultati sono il risultato di un intenso processo di valutazione durato diversi anni e che abbiamo finalizzato utilizzando gli input raccolti da una consultazione pubblica di due mesi avviata nel dicembre 2021″.

In definitiva, la dose giornaliera tollerabile di bisfenolo A è stata ridotta sensibilmente a un totale di 0,2 nanogrammi (equivalenti a 0,2 miliardesimi di grammo, per intenderci) per chilogrammo di peso corporeo al giorno, in sostituzione alla precedente dose massima di “ben” 4 microgrammi.

Il prossimo passo? Semplice: le autorità comunitarie – vale a dire la Commissione europea – saranno chiamate a discutere le misure normative appropriate per definire eventuali limiti e divieti alla luce del parere dell’EFSA.