“Era come una lasagna”. Similitudine golosa ma soprattutto immediata, che evoca – converrete – un qualcosa di disposto a strati. E fin qui, con il caso Poop Cruise, ci siamo: manca la parte “golosa”, però.
Nel 2013 la Carnival Triumph, una nave da crociera costruita da Fincantieri nel 1999 e appartenente al gruppo Carnival (come Costa Crociere), salpò per un viaggio di quattro giorni tra USA e Messico con circa 4.000 passeggeri a bordo. Festa grande, direte voi.
Poche ore dopo la partenza, però, un incendio nella sala motori distrusse l’alimentazione elettrica. Di conseguenza, la nave rimase senza motore, luci, aria condizionata… e persino senza sistemi per lo scarico delle toilette. Netflix ha raccolto l’intera storia in un documentario dall’eloquentissimo titolo “Trainwreck: Poop Cruise“.
Aspettate un attimo, cos’è che sembrava una lasagna?!
Poop Cruise, o la “crociera di cacca”: questo l’infelice ma certamente efficace nome di battesimo utilizzato dai media per raccontare l’accaduto. La nave – e i suoi “abitanti” – rimase in condizioni estreme per una settimana circa, con i passeggeri che furono costretti a dormire in corridoi o sui ponti per sfuggire al caldo opprimente, a urinare nelle docce e a fare i bisogni più solidi in appositi sacchetti rossi per i rifiuti biologici. Molti si rifiutarono, ma sapete com’è: al colon non si comanda.
When it rains it pours. A causa dei tentativi di traino e maltempo la nave si inclinò, causando lo straripamento di liquami dai bagni su pavimenti, scale e ponti. Netflix, dicevamo, ha raccolto testimonianze e ricordi in un documentario. “Dovevo davvero andare in bagno”, racconta uno degli chef a bordo.
“Così ne ho trovato uno e sono entrato. È stata la cosa più disgustosa che avessi mai visto in vita mia”, continua il nostro. “La gente copriva la cacca con la carta igienica, e poi ci faceva la cacca sopra. Era come una lasagna“. Deformazione professionale, possiamo immaginare.
Fortunatamente le autorità intervennero e riportarono tutti i passeggeri in salvo, senza gravi conseguenze sanitarie. L’equipaggio, è giusto notarlo, vinse i complimenti per la gestione dell’emergenza: su tutte fece discutere la decisione di aprire un open bar, che considerando le difficoltà di fare i propri bisogni… Ma insomma, nulla che un mojito o due o cinque non possano risolvere, no?